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Italia ko col Messico: quanti interrogativi

I centroamericani vincono 2-1. Difesa sempre in difficoltà, Marchisio male da trequartista. Di Bonucci la rete azzurra

BRUXELLES. L'eurozona è in crisi e anche l'Italia del calcio non se la passa tanto bene. Da Bruxelles, come sempre di questi tempi, arriva un allarme e stavolta non c'entrano commissari troppo rigidi: i conti degli azzurri di Lippi, battuti 2-1 dal Messico in amichevole, proprio non tornano. Il deficit di gioco e condizione è evidente, anche fatta la tara della fatica della preparazione svolta dal 23 maggio in altura al Sestriere.   
A pochi giorni dall'inizio del mondiale l'Italia senza fantasia scelta dal ct non ha ancora nelle gambe il passo giusto, e passi. Manca però alla squadra campione anche un abbozzo di manovra, e questo è oltre che paradossale, preoccupante. Non avendo un Tremonti a centrocampo, Lippi si affida alla collaudata coppia De Rossi-Pirlo con più avanti Marchisio. I due più esperti galleggiano, il trequartista improvvisato affoga. E così ne viene fuori una figura imbarazzante, perché il risultato poteva essere molto peggiore del 2-1 firmato da Vela, Medina e Bonucci, contro un Messico sbarazzino e ispirato. Una squadra con eccellenti doti tecniche (un dolce 'cielito lindo' calcistico in cui il pallone è costantemente accarezzato) e tattiche, nel suo 3-4-3 coraggioso.   
Eppure era cominciata come finì quattro anni fa l'avventura dell'Italia al mondiale: l'entusiasmo degli emigrati, allora in Germania, ora in Belgio. E il po-poporo-popopo beneaugurante,  subito esaltato da un colpo di testa di Iaquinta su angolo di Pirlo, con palla ad incocciare sulla traversa. Ma era un fuoco di paglia nel caldo di Bruxelles: perché a basso ritmo il sapiente tic-toc dei messicani aveva il sopravvento nella costruzione del gioco e la squadra azzurra soffriva e subiva costantemente. E il gol del vantaggio dei latinoamericani  (annunciato poco prima da una botta di Torrado fuori di poco) arrivava ampiamente meritato al 16' grazie a un lancio di Juarez 'bucato' da Bonucci e trasformato in  rete da due passi da Vela. Gol ampiamente legittimato poi da da due tiri da lontano di Salcido con annessi brividi a Buffon. E l'Italia? Costantemente messa in mezzo dai messicani, vedeva naufragare l'esperimento Marchisio trequartista, e trovava nella verve del solo Iaquinta qualche motivo di soddisfazione. Occasioni ne arrivavano col contagocce (una punizione di Pirlo deviata, un colpo di testa sciatto di Bonucci da buona posizione) e la sensazione era di impotenza imbarazzante.   
Nella ripresa Lippi inseriva Pepe al posto di Di Natale: subito Barrera si beveva Bonucci ma si mangiava un gol fatto, poi replicava qualche minuto dopo per egoismo. Qualche correttivo tattico sembrava dare un po' più di respiro alla manovra azzurra: Marchisio ad esempio veniva arretrato. Ma la situazione diventava grottesca al 9' quando tre messicani partivano sul filo del fuorigioco e riuscivano a sprecare. Poi al 15' d'ora i messicani, dopo azione insistita d'attacco, reclamavano anche un rigore. Il valzer delle sostituzioni non cambiava l'andamento della gara. Protestava anche l'Italia per un fuorigioco, peraltro giusto, fischiato a Gilardino che poi metteva inutilmente la palla in rete. Vera era invece la rete del raddoppio realizzata da Medina, lanciato sulla destra da Blanco in una specie di azione fotocopia del primo gol. In mischia a pochi istanti dal termine ci pensava Bonucci a salvare parzialmente la faccia azzurra. Non cambiava molto però il senso della serata: per i messicani di Bruxelles scattava l'ora della 'fiesta', per gli italiani quella degli interrogativi.

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