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2 giugno, polemiche per l'assenza della Lega

Monito del presidente Napolitano: "Dobbiamo lavorare tutti insieme per l'Italia e per l'Europa". Replica Maroni: "Polverone inutile"

ROMA. Tutto secondo copione, o quasi. La parata militare del 2 giugno è andata in scena senza sbavature anche quest'anno, un po' ristretta perché i soldi scarseggiano - 6.000 i partecipanti rispetto ai 6.400 della passata edizione e ai 7.200 di quella prima, una contrazione continua - e con il consueto bagno di folla. Anzi, di gente ce n'era anche di più: al completo le tribune di via dei Fori imperiali e gremita piazza Venezia per il concerto della banda militare interforze, una novità di quest'anno. "Una scommessa vinta", dice il ministro della Difesa La Russa.    Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'occasione è servita per ricordare "la forza propulsiva dei valori della nostra Costituzione". E lanciare un monito: "dobbiamo lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune: insieme in Italia, insieme in Europa". A guastare in parte la festa è stata solo la polemica sull'assenza alla cerimonia - e non solo a quella romana - dei leader leghisti.     

I numeri: 233 bandiere e medaglieri, 5.650 militari, 430 civili, 210 'quadrupedi', cioé cani e cavalli, 262 mezzi e nove velivoli, le Frecce tricolori. Sette i settori che hanno sfilato, un melting pot di uniformi, suoni, colori, di cui a ognuno è restato nelle orecchie qualcosa - come l'inno della Sassari, 'Dimonios', che i fan usano anche come suoneria del telefonino - e in testa un dettaglio, un'immagine: l'eleganza delle crocerossine, ad esempio, salutata dal premier con un ampio gesto di apprezzamento.   E' verso la fine, quando passano i mezzi e gli uomini dei vigili del fuoco e della Protezione civile, che subito rimandano alle tragedie di Haiti e dell'Aquila, che il sottosegretario Gianni Letta si è alzato per andare ad abbracciare Guido Bertolaso, seduto anche lui in prima fila, non troppo lontano: un chiaro segno di solidarietà del Governo al capo della Prociv finito oggi in prima pagina per un nuovo capitolo dell'inchiesta sugli appalti per il G8 che lo vede coinvolto.  Al centro del palco, accanto a Napolitano, da una parte il presidente del Senato Schifani e quello della Consulta Amirante, dall'altra Berlusconi e il vicepresidente della Camera Leone (Fini era ad Herat, con i soldati italiani). Ripetuti gli scambi di battute, con sorrisi e persino qualche risata tra il capo dello Stato ed il premier. Un atteggiamento, un feeling, che non si può dire consueto. Ad un certo punto Berlusconi coinvolge pure Schifani. Si protende verso il presidente della Repubblica e con una mano gli batte cordialmente sul braccio: sembra raccontare una storiella tanto che alla fine sia Napolitano che Schifani ridono alla conclusione del Cavaliere (che oggi ha raccolto applausi e fischi nella consueta passeggiata finale).    

Ad animare la polemica politica, anche oggi che ci dovrebbe essere un clima di festa, è stata l'assenza dei leader leghisti (a Varese c'era Maroni, ma l'Inno di Mameli non è stato eseguito, ma un'orchestra giovanile ha suonato cover di Gino Paoli e Andrea Bocelli). Non che a Roma il Carroccio non fosse rappresentato, perché sul palco c'erano un sottosegretario, Francesco Belsito, il vicecapogruppo alla Camera, Sebastiano Fogliato, e quello del Senato, Lorenzo Bodega, che infatti ha parlato di "polemica strumentale". Ma l'assenza dei leader della Lega ha ricevuto lo stesso critiche trasversali: "é un'offesa agli italiani", ha detto De Magistris dell'Idv; vogliono "dividere e demolire l'Italia", ha commentato il presidente della Provincia di Roma Zingaretti, del Pd; "una nota stonata e un'occasione persa", per Cesa dell'Udc; "un brutto segnale: quel che conta è che l'83% degli italiani è orgoglioso di far parte di un'unica grande nazione", ha tagliato corto il sindaco della capitale Alemanno.

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