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Carmen Consoli: "Il mio cd dedicato a papà"

Si intitola "Elettra" e contiene anche la canzone “Mandaci una cartolina”, scritta dopo la morte del padre

MILANO. La strepitosa “cantantessa” catanese, musa della musica italiana, è appena reduce dall’ambito premio cd Oro ai Wind Music Awards, in tour nazionale e internazionale con il suo nuovo cd “Elettra”, considerato da molti un capolavoro, e contenente splendide canzoni che sono delle vere e proprie poesie come “Mandaci una cartolina”, scritta dopo la morte del padre. Carmen si ferma un attimo e si confida a cuore aperto, spiegandoci ruoli, passioni, amori, turbamenti di una donna come tante, ma assolutamente unica nel suo fare musica, con testi che sembrano quadretti vivi da cui vengono fuori personaggi tratti dalla vita di tutti i giorni, tra “granite al limone”, “santi” e “processioni”, che ci riportano prepotentemente alla nostra Trinacria.

Cosa significa per te essere qui, ai Wind Music Awards, con “Elettra”, ultimo tuo capolavoro di inediti?
“Sono contenta che ci sia stato un riconoscimento diciamo commerciale di questo mio lavoro nato in condizioni abbastanza complesse: la morte di mio papà, il desiderio di non voler fare una cosa troppo pop, ma di seguire il mio cuore”.

Cosa rappresenta per te Elettra?
“Elettra rappresenta, in questo disco, l’amore verso il papà. È questo il senso del titolo dell’album,  visto che il disco tratta dell’amore a 360 gradi, quindi l’amore incestuoso, peccaminoso, l’amore verso la propria terra, amore filiale, moderno, eccetera. Elettra è una donna che ha diverse sfaccettature: da assassina a fanciullina totalmente infatuata dal proprio padre. E’ una donna che racchiude l’umanità tutta”.

Varie volte hai “messo in musica” le donne. Tu ti identifichi in Elettra?
“Sì. La prostituzione non è semplicemente quella fisica e carnale. Un po’ a tutti è capitato di sacrificare se stessi per cedere a dei compromessi. Io, ad esempio, da piccola non volevo svegliarmi presto la mattina, ma per i miei genitori mi “prostituivo” andando a scuola e studiando. Avrei voluto suonare sempre. Invece per fortuna mi sono “prostituita”, ho fatto ciò che non volevo fare, altrimenti oggi non avrei avuto nemmeno un diploma. Sì, mi sento molto Elettra.”

Sei riuscita con le parole a raccontare la vita vera. Ti possiamo definire la “cantantessa verista” di oggi? Quanto la Sicilia ha inciso sulla tua musica?
"Tantissimo. Da tempo canto anche in siciliano e finalmente quest’anno sono riuscita  a comporre una canzone siciliana tutta mia. Sono nata e cresciuta in Sicilia. Viaggio in Sicilia. La conosco benissimo, da Palermo a Catania. Sono siciliana nel sangue. Amo il pensiero, il ragionamento siciliano, noi siamo un po’ filosofi, amiamo il ragionamento. Ho questo approccio siciliano dell’attesa che non deve necessariamente colmarsi di ansie e frette inutili. Il contadino, con la sua saggezza, dice: 'Signorina si carmasse, quannu le rose devono fiorire, fioriscono, da sole'. Questa è la nostra saggezza. Io sono un po’ così".

Ma tu non stai seduta ad aspettare. Anzi, la tua musica corre. Sei stata tra le prime che ha inserito nel pop-rock gli strumenti classici.
"Sì. Ma ci sono alcuni momenti in cui occorre aspettare. Per esempio, quando si scrive una canzone, spesso si deve sapere aspettare. La canzone deve avere il proprio tempo, spesso sto qualche mese a comporla".

C’è qualcosa che tu vorresti dire alla tua Sicilia?
"Vorrei dire qualcosa alla Sicilia che non è mia, cioè alla Sicilia del clientelismo, a quella di chi non crea valore, alla Sicilia della mafia. Vorrei dirle di farsi un esame di coscienza. Vorrei terminare citando una frase di Peppino Impastato: 'la conoscenza ci avrebbe salvato dalla Mafia'. E io ci credo.”

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