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Santoro e l'arte della persecuzione

Ieri l'altro all'aeroporto milanese di Linate mi si affiancò un signore che non conoscevo. "Caro Vespa - mi disse - perché non comincia anche lei ad attaccare Berlusconi? Sa come migliorerebbe la sua vita? Guardi Santoro….". Lanciato il messaggio, il signore andò verso il suo imbarco, diverso dal mio, senza che potessi rispondergli se non con un sorriso. Mentre salivo sul mio aereo, ripensai a un altro incontro in volo con Lucio Presta, il bravissimo agente delle star più prestigiose e pagate, da Paolo Bonolis ad Antonella Clerici. Il mio contratto stava per scadere e Presta mi disse: "Tu stai regalando un sacco di soldi alla Rai. Rendi molto, ma molto di più di quel che costi. Se poi producessi tu 'Porta a porta'….". Presta non si offrì di farmi da agente per discrezione e io non gli chiesi di occuparsi del nuovo contratto che presto avrei dovuto ridiscutere. Io non ho mai avuto un agente, mi sembrava un po' anomalo per un giornalista trattare con i criteri di una star e immaginavo le polemiche se avessi osato chiedere di produrre in proprio 'Porta a porta', come Costanzo ha fatto sempre con il suo show (e come fa tuttora con quelli Rai). Sbagliavo. Michele Santoro, giustamente, si è affidato a Presta e ha fatto il colpo del secolo: oltre due milioni di buonuscita e quattordici per altrettante docufiction da produrre in proprio per due anni.



Nella sua arringa di 22 minuti in prima serata di giovedì - roba all'altezza del miglior Mussolini - Santoro ha detto che può accettare le critiche di tutti, ma non le mie. "Vespa è pagato come il vincitore dell'ultimo Oscar per condurre una trasmissione in crisi". Cominciamo dall'ultimo punto. Nonostante l'ora infame in cui va in onda (ma io non ho evidentemente né la forza politica, né quella aziendale per partire prima), 'Porta a porta' anche quest'anno è largamente leader della seconda serata televisiva, nonostante i programmi concorrenti - giornalistici e non - spuntino come funghi e abbiano costi sensibilmente superiori. La mia trasmissione costa - chiavi in mano - 45mila euro a puntata e ne rende alla Rai almeno quattro volte in pubblicità. Per intenderci, quando durante l'assurdo oscuramento pre elettorale del mese di marzo la Rai ha spesso sostituito 'Porta a porta' con dei filmetti, ha dovuto pagare per ogni passaggio dai cento ai duecentomila euro, con un costo da due a quattro volte il nostro. Che cosa avevo detto di Santoro? Che ha fatto della persecuzione politica un eccellente investimento finanziario. L'ho detto, lo ripeto e lo documento.



Nel 1996 Santoro non andava d'accordo con il presidente Siciliano, un importante intellettuale di area comunista autore della famosa battuta: "Michele chi?". Si dimise dalla Rai, incassò la sua onesta liquidazione e se ne andò a Mediaset. Sissignori, andò a lavorare per tre anni nelle aziende di Berlusconi pagato a cifre giustamente altissime. Vi prego di immaginare per un momento che cosa sarebbe accaduto se fossi andato io a lavorare con il Cavaliere. Su Santoro nessuno batté ciglio, così quando tornò in Rai nel '99 ebbe un contratto da direttore giornalistico pur lavorando in rete, potette assumere come giornalisti i suoi principali collaboratori (cosa a me mai concessa) e cominciò a fare un tipo di trasmissione che - come possono testimoniare i corrispondenti stranieri, che pure in larga parte lo amano in quanto nemico di Berlusconi - non è concepibile in nessun servizio pubblico del mondo. Nel 2001, sconvolto da una campagna elettorale in cui Santoro (e Luttazzi e Travaglio) lo avevano dipinto come il più pericoloso dei malviventi, Berlusconi commise l'errore di chiederne l'epurazione e purtroppo fu accontentato. Io difesi Michele e misi in guardia il Cavaliere da quel formidabile errore. Ma lui tirò dritto e contribuì alla canonizzazione del martire. Nel 2004 Santoro fu eletto come parlamentare europeo nelle liste del Pd e restò a Strasburgo poco più di un anno, prima di rientrare, blindato nel palinsesto da una sentenza del magistrato. Ricominciò così a fare trasmissioni che avevano un solo obiettivo costante: colpire Berlusconi. Giovedì sera, per giustificare l'affare del secolo, Michele ha fatto questo ragionamento: mi mancano sei anni alla pensione, perché scontrarmi ancora col Cavaliere, vivere male e rischiare di perdere in Cassazione la causa che mi ha blindato in prima serata? Non è meglio farmi pagare tre anni di scivolo e lasciare tutti in pace? Certo, con un dettaglio. Lo scivolo viene concesso ai dipendenti che lasciano definitivamente la Rai. Non a quelli che vengono riassunti contestualmente come supercollaboratori. Quando nel 2001 mi dimisi da direttore giornalistico della Rai, mi mancavano otto anni alla pensione e non sei come a Santoro. Ma di scivolo non si parlò nemmeno perché mi fu fatto un contratto di collaborazione per 'Porta a porta' che conducevo da interno ormai da cinque anni e con successo. La mia liquidazione fu di trecento milioni di lire (150mila euro) per 39 anni di servizio. Quella di Santoro di oltre quattro miliardi (due milioni 200mila euro) per soli otto anni di servizio, dopo il suo rientro in Rai. In più, il mio nuovo contestatissimo contratto prevede a partire dalla prossima stagione un milione e mezzo lordo all'anno per 115 trasmissioni. Il suo sette milioni all'anno per altrettante docufiction. Sono format incomparabili e il suo costa molto più del mio. Ma possiamo dire che - detratte le spese - gli resta una fantastica paghetta?



Qual è la sostanza? Che a schierarsi contro Berlusconi alla Rai ci si guadagna. Fabio Fazio e Serena Dandini, tra i tanti, possono confermarlo. Se Santoro può chiudere tranquillamente la campagna elettorale con 'Rai per una notte' contro la sua azienda, se può insultare tutto il mondo politico dalla sua tribuna di prima serata parlando di se stesso, se alla fine passa in cassa e ne esce con quel che ne esce, di fronte a un'azienda debole e cedevole come la Rai di oggi, ha ragione il signore di Milano. "Caro Vespa, lei è proprio un fesso…".

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