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Uccise il rivale d'amore e sequestrò l'ex: ergastolo confermato

La corte d'Appello di Caltanissetta non ha cambiato la pena per Pietro Arena, che la notte del 9 maggio di tre anni fa freddò un uomo a Regalbuto durante un comizio e si chiuse in un bar con la compagna

CALTANISSETTA. La Corte d'appello di Caltanissetta ha confermato la condanna all'ergastolo per omicidio volontario e sequestro di persona nei confronti di Pietro Arena, l'ex poliziotto accusato di avere ucciso il rivale in amore. La Corte ha pronunciato la sentenza dopo avere rigettato l'eccezione di incompetenza sollevata dall'avvocato Salvatore Liotta, difensore dell'imputato. I giudici hanno confermato anche le pene accessorie inflitte in primo grado a 9 mesi di isolamento diurno, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalla patria potestà, al pagamento di una provvisionale da 50 mila euro in favore di ciascuna delle parti civili costituite, oltre al risarcimento del danno da quantificare e liquidare in sede civile. Arena per una notte tenne l'ex convivente Adele Sanfilippo sotto la minaccia della pistola con la quale aveva poco prima assassinato Nino Allegra, compagno della donna che era in gravidanza e che quella notte perse il figlio. Per l'accusa si trattò di un dramma annunciato dato che l'ex poliziotto, che non si rassegnava alla separazione, perseguitava la donna e il suo nuovo compagno. L'omicidio avvenne la sera del 9 maggio di tre anni fa nella piazza principale di Regalbuto (Enna). Arena sparò al rivale in amore mentre era in corso un comizio politico. Poi entrò nel bar gestito dalla sua ex e la sequestrò per diverse ore. Chiese e ottenne di essere intervistato dalla Rai per raccontare, in una sequenza a volte delirante, la "sua verità". Voleva che la donna ritirasse le denunce nei suoi confronti. Alla fine si arrese quando ormai i tiratori scelti erano pronti ad entrare in azione. L'ex poliziotto ha sempre sostenuto che voleva solo spaventare il compagno della sua ex, ma i giudici non gli hanno creduto.

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