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Giro, a Bari sprint vincente di Farrar

Ancora niente da fare per gli italiani contro il velocista, in forma smagliante. Vinokourov conserva la maglia rosa

BARI. Piove o c'é il sole, il risultato è lo stesso. Adesso è ufficiale: gli italiani non riescono a vincere una tappa al Giro nemmeno con il bel tempo. Nel Belpaese, nella prima giornata di sole e temperature quasi estive, c'é spazio per tutti, salvo che per i corridori di casa. Nella terra di Maspes, Gaiardoni, ma anche di Marino Basso, Cipollini o Petacchi, gli sprint sono diventati terra di nessuno. Ieri ci ha provato il campione d'Italia Filippo Pozzato, ma davanti si è ritrovato l'australiano Matthew Goss;  oggi ci ha provato Fabio Sabatini, con esito analogo. Però un miglioramento c'é stato: era stato terzo nella prima tappa in linea di Utrecht in Olanda, oggi a Bitonto si è piazzato secondo. "In Olanda ho fatto un terzo posto, qui un secondo. Speriamo sia a scala...", ironizza un demoralizzato Sabatini.  Peccato per lui ritrovare sulla sua strada un Tyler Farrar assolutamente imbattibile. Potenza esplosiva la sua, difficile dire se al momento sia il più forte di tutti. Certo se la batte con Mark Cavendish. Britannici, australiani, americani: sono loro la nuova frontiera dello sprint. Su questo non ci sono dubbi. Gli italiani, purtroppo, nella speciale classifica non ci sono.  Passano i giorni e il risultato non cambia. Certo questo non aiuta il Giro, anche se Alexandre Vinokourov - che ha conservato anche oggi la maglia rosa - continua a ripetere in ogni occasione che "questo Giro è più duro del Tour de France". Così i tifosi, non avendo i loro beniamini come punti di riferimento, giocoforza dirottano il loro tifo sul vincitore straniero di turno. Molto applaudito oggi Farrar, aria da bravo ragazzo che fa colpo sulle ragazze. Eppure non è che gli italiani non ci provino. Ci ha provato  Dario Cataldo, abruzzese doc. Doveva essere quella di domani la sua tappa, quella dell'arrivo a L'Aquila, città martoriata dal terremoto, dove i corridori passeranno davanti alle macerie e agli sguardi di una popolazione ancora ferita. E invece oggi si é ritrovato in fuga insieme con Dupont e Wegelius, un inglese dell'Omega Pharma che a causa di un brutto incidente corre senza la milza: i primi a scattare dopo 8 km della decima tappa da Avellino a Bitonto, Cataldo si è agganciato a loro al km 15 e hanno tirato a tutta manetta a lungo (hanno sfiorato anche gli otto minuti sul gruppo maglia rosa). La fuga è terminata a poco più di 16 km dal traguardo.    E ci ha provato alla fine anche Sabatini. Volata doveva essere e volata è stata, con i grandi e gli uomini di classifica questa volta a guardare da lontano. Anche perché il finale era abbastanza insidioso. A spianare la strada a Farrar é stato il solito Julian Dean, fido 'scudiero' alla Garmin. L'americano confesserà poi che quasi quasi stava per lasciargli la vittoria. Per riconoscenza alle tante che gli ha fatto vincere. E probabilmente sarebbe andata a finire così se non si fosse messo in mezzo Sabatini. Perché quando l'americano ha visto la rimonta del toscano non ci ha visto più ed è partito come una furia. Fatale a Sabatini un attimo di esitazione, perché Farrar è partito come un missile distanziandolo di una quindicina di metri e non si è fatto più riprendere.     A parte il sole e la bella giornata, insomma, una tappa  tranquilla, anche se non sono mancate le solite cadute: nove in tutto, coinvolti Canuti e Reda ma anche Weylandt. Era atteso anche lui allo sprint, invece è arrivato dopo sette minuti. Ora c'é la tappa dell'Aquila, non è considerata una di alta montagna come il Terminillo, ma è la più lunga del Giro (262 km).  Molti si aspettano un attacco di Vinokourov, ma Cadel Evans, secondo in classifica generale, non lo perde di vista un attimo. Tuttavia, per la legge dei grandi numeri, prima o poi un italiano almeno una tappa la deve vincere. Farlo domani servirebbe anche per ridare un sorriso ai terremotati abruzzesi.

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