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Racket a Caltanissetta, i soldi del pizzo per i detenuti

Il pentito Carlo Alberto Ferrauto racconta i retroscena ai magistrati della procura nissena

CALTANISSETTA. “I soldi raccolti attraverso le estorsioni andavano in parte a chi era detenuto”. È uno dei retroscena raccontato dal collaboratore di giustizia nisseno Carlo Alberto Ferrauto e svelati nell’edizione di Caltanissetta del Giornale di Sicilia in edicola questa mattina. “C’erano anche gruppetti che taglieggiavano piccoli esercizi commerciali che la famiglia non sottoponeva ad estorsione, e che quindi, senza che ci fosse una suddivisione, tenevano per loro i proventi”.
Ferrauto, ex uomo d’onore, oggi risponde a tutto capo ai magistrati: “Volevamo entrare in Cosa nostra ma Mimì Vaccaro non voleva a che fare con noi”. E poi il suo ingresso in “famiglia”: “Feci da autista a Totò Curatolo e venni da questi ‘combinato’ alla famiglia ma non ritualmente affiliato”.

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