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Mafia, Falcone: cinque indagati per l'attentato dell'Addaura

Dopo 21 anni la procura ha ordinato il prelievo delle tracce di Dna dalla muta, dalle pinne e dagli occhiali adoperati dal sub che piazzò la borsa con 20 chili di tritolo. Tutti sono legati al clan Madonia

PALERMO. Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati nell'ambito del nuovo troncone di indagine sul fallito attentato dell'Addaura al giudice Giovanni Falcone, avvenuto il 20 giugno  del 1989. Sono tutti appartenenti al clan mafioso Madonia, che controllava la zona occidentale della città.  Oltre al boss Salvino Madonia sono indagati Gaetano Scotto, Raffaele Galatolo, suo nipote Angelo Galatolo, di 50 anni, e il collaboratore di giustizia Angelo Fontana. Un sesto indagato, Pino Galatolo, fratello di Raffaele, è deceduto. Sarebbe stato affidato a lui il compito di procurare il telecomando utilizzato per il fallito attentato. La Procura della Repubblica di Caltanissetta, che conduce l'inchiesta, ha ordinato il prelievo delle tracce di Dna dalla muta, dalle pinne e dagli occhiali adoperati dai sub che piazzarono la borsa con l'esplosivo. Per compiere l'accertamento il procuratore Sergio Lari e gli altri due Pm titolari dell'inchiesta, l'aggiunto Nico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, hanno fatto ricorso a un incidente probatorio. Il Dna prelevato dalle attrezzature dei sub abbandonate sulla scogliera sarà confrontato con quello di Emanuele Piazza e Antonino Agostino, due collaboratori dei servizi segreti uccisi a ridosso del fallito attentato: Agostino fu assassinato con la moglie, Ida Castellucci, il 5 agosto 1989; Piazza scomparve il 16 marzo  1990.  Negli ultimi giorni sono emersi elementi in base ai quali si é ipotizzato che Piazza e Agostino fossero stati chiamati per disinnescare l'ordigno piazzato con il coinvolgimento di pezzi dei servizi segreti. Attorno all'attentato, in sostanza, si sarebbero confrontate due componenti dei servizi di sicurezza: una parte avrebbe difeso Falcone, l'altra avrebbe cospirato contro il magistrato ucciso poi nella strage di Capaci del 23 maggio 1992.

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