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Cinisi, ricordando Impastato: il suo nome nella casa di Badalamenti

In occasione del 32° anniversario della morte le chiavi dell'edificio dove viveva il boss di Cosa Nostra sono state consegnate all'associazione che porta il nome di Peppino

CINISI. La rivincita più bella, quella dal sapore più dolce. Un Impastato che si affaccia dal balcone della casa del boss, di Tano Badalamenti. Impensabile fino a qualche anno fa. Prima di Peppino Impastato. Non è lui in persona a farlo. Non può. Ma suo fratello Giovanni in qualche modo lo rappresenta in tutto e per tutto. Saranno consegnate oggi, in occasione del 32° anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, le chiavi dell'edificio dove viveva Tano Badalamenti all'associazione che porta il nome del militante di democrazia proletaria ucciso il 9 maggio del '78, proprio su ordine del capo mafioso di Cinisi. La cerimonia si svolgerà al termine del corteo per ricordare Impastato, che quest'anno prolungherà di cento passi il suo percorso fino a fermarsi davanti alla palazzina di corso Umberto nella quale Badalamenti abitava, a poca distanza dalla casa di Impastato. E proprio “I cento passi” è il titolo del film che ricostruisce la storia di Impastato. Una storia fatta di passione, di coraggio, ma anche piena di lati oscuri, di omicidi che si trasformano in suicidi poi smentiti. Alla fine però quella di Peppino Impastato è diventata una fiaba. Anche se triste e piena di sangue. La sua ribellione verso la mafia e anche verso la sua famiglia, la nascita di Radio Aut, fondata nel 1977, che diventa un simbolo della lotta a Cosa Nostra: nel programma satirico “Onda Pazza” Peppino sbeffeggia mafiosi e politici. Le sue iniziative diventano scomode per i boss locali: il più colpito è il capomafia Gaetano Badalamenti, i cui delitti e traffici illeciti vengono più volte denunciati dai microfoni dell'emittente. Poi l’omicidio, passato inosservato anche perché si sovrappone alla morte di Aldo Moro. L’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia, le prime luci sulla morte, sull’omicidio di Peppino. Anche se i suoi esecutori materiali non sono mai stati condannati. "L'impegno civile e il sacrificio di Peppino Impastato sono pietre miliari nel cammino di costruzione di una cultura della legalità", afferma in una nota Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, in occasione del 32° anniversario dall'assassinio di Peppino Impastato. Anche Antonio Di Pietro, attraverso il suo blog, ha pubblicamente ricordato Impastato scrivendo al fratello: “Caro Giovanni, sono con voi per ricordare l’anniversario dell'assassinio di Peppino. Sospinto da un forte apprezzamento morale e ideale nei confronti di tuo fratello, che mi impone oggi di offrire un concreto contributo per l'affermazione degli ideali di giustizia e di uguaglianza, voglio inviarti un messaggio di vicinanza".

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