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Estorsioni, arrestato si difende: "La mafia non c'entra, avevo bisogno"

Giovanni Di Stefano, 23 anni, finito in carcere due giorni fa, ha negato ogni legame con Cosa Nostra, sostenendo di avere necessità di denaro

PALERMO. Il Gip Nicola Aiello ha convalidato il fermo di Giovanni Di Stefano, il giovane di 23 anni finito in carcere due giorni fa, con l'accusa di estorsione aggravata dall'agevolazione di Cosa Nostra. Interrogato oggi dal giudice e dal pm Marcello Viola, Di Stefano ha ammesso di avere chiesto denaro "per bisogno", ma ha negato di avere agito su mandato di Cosa Nostra. Risposte che non hanno convinto i magistrati.  Di Stefano, difeso dall'avvocato Mauro Torti, aveva chiesto 2000 euro a Pasqua e a Natale, come normalmente fanno gli esattori del racket mafioso, ed era in possesso del numero del telefonino dell'imprenditore, da lui minacciato telefonicamente. L'indagine è stata aperta dalla Squadra mobile di Palermo dopo la denuncia del commerciante taglieggiato, che si è rivolto all'associazione Addiopizzo.

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