Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Racket dei rifiuti a Gela, condanne per un secolo e mezzo

Secondo l’accusa alle aziende era imposto un pizzo da 18 mila euro mensili e assunzioni fittizie di "picciotti", che Stidda e Cosa Nostra avevano imposto a "protezione" delle ditte del settore

GELA. Pene per complessivi 151 anni di carcere sono state inflitte dal tribunale di Gela al racket delle estorsioni che per 10 anni aveva sottoposto a taglieggiamento le imprese che gestivano l'appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani della città.
La sentenza è stata emessa nel corso della notte dal collegio giudicante presieduto da Lirio Conti, a conclusione del processo denominato "Munda Mundis". Un "pizzo" da 18 mila euro mensili e assunzioni fittizie di "picciotti", che Stidda e Cosa Nostra avevano imposto a "protezione" delle ditte del settore.
Dieci gli imputati. Le condanne più pesanti sono state inflitte a tre esponenti storici di Cosa Nostra Carmelo Fiorisi, Enrico Maganuco e Francesco Morteo. I primi due condannati a 30 anni, l'ultimo invece a 21 anni, tutti in continuazione con altre sentenze passate in giudicato.
Alcuni collaboratori di giustizia hanno tirato in ballo quattro imprenditori accusandoli di avere raggiunto un accordo con la malavita organizzata. Il tribunale ha deciso di trasmettere gli atti alla procura, segnalando anche la posizione dell'allora sindaco Franco Gallo (Ds) che (secondo la testimonianza del pentito Rosario Trubia, conduttore delle trattative tra mafia e aziende) avrebbe ricevuto 200 milioni di vecchie lire per aver favorito l'assegnazione dell'appalto all'associazione temporanea di imprese "ATI Econet".
Il collegio giudicante ha accolto le richieste di Comune di Gela, Assindustria, associazione antiracket "Gaetano Giordano" e Fai (Fondo antiracket italiano) che, con gli imprenditori, si erano costituiti parte civile al processo. Sarà il tribunale civile a stabilire l'entità del risarcimento.

Caricamento commenti

Commenta la notizia