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Anniversario La Torre, Napolitano: favorire la voglia di affermare la legalità

Il presidente della Repubblica ha ricordato il segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia nell’82. Messaggi anche da Schifani e Cascio

ROMA. "Mantenere viva e feconda la memoria delle vittime della violenza mafiosa" e "favorire la nascita di un comune sentire per l'affermazione della legalità". È la sollecitazione che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rivolge nel messaggio inviato dal Quirinale, in occasione della manifestazione organizzata dal centro studi e iniziative culturali Pio La Torre per il 28° anniversario dell'attentato in cui caddero il parlamentare comunista e il suo collaboratore Rosario Di Salvo.
"Ricordare, specie alle nuove generazioni, lo straordinario apporto di La Torre all'azione contro la mafia e nello stesso tempo il sacrificio di quel 30 aprile 1982, assieme al sacrificio di quanti hanno perso la vita nella lotta alla criminalità - scrive Napolitano - serve, oggi più che mai, a mantenere viva e feconda la memoria delle vittime della violenza mafiosa e a favorire la nascita di un comune sentire per l'affermazione della legalità".
"Pio La Torre fu straordinario esempio di appassionato impegno istituzionale e civile, rivolto tra l'altro ad aggredire la potenza economica e finanziaria della criminalità organizzata - osserva Napolitano - Grazie alla sua determinazione, La Torre raccolse attorno a sé un vasto consenso popolare, ma fu oggetto di gravi intimidazioni". Infatti, "la mafia percepì che le innovazioni da lui apportate nella legislazione potevano fornire un contributo fondamentale per la sconfitta della violenza criminale e della sua attitudine a determinare nella collettività sudditanza psicologica e omertà. Per questo motivo fu ucciso".
La Torre è stato ricordato anche presidente dal Senato Schifani: "Desidero rinnovarne la memoria con i sentimenti di una sempre viva commozione. Comprendendo prima di tutti l'importanza dell'aggressione dei beni mafiosi per indebolirne la forza economica - ricorda Schifani - egli volle con tenacia e determinazione, l'introduzione di una legislazione sulle misure di prevenzione patrimoniali, strumento determinante dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata".
"Pio La Torre e Rosario Di Salvo hanno perseguito con tenacia la lotta per la legalità fino al sacrificio estremo della vita. Il loro coraggio e il loro esempio devono essere un monito per tutti noi", ha detto il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, ricordando Pio La Torre. "Fino a quando cosa nostra non sarà definitivamente sconfitta - aggiunge - dobbiamo proseguire tutti insieme, istituzioni e società civile, l'azione di riscatto intrapresa per la nostra libertà e per dare alle giovani generazioni un futuro di vera democrazia".
La Torre è stato ricordato anche a Palermo durante la cerimonia di commemorazione in via Turba dove una lapide ricorda l'agguato. "Era un precursore del moderno riformismo" ha detto Ninni Terminelli, segretario del Pd palermitano. All'incontro è intervenuta, tra gli altri, in rappresentanza del governo regionale l'assessore Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso nel 1983, un anno dopo Pio La Torre.
Quando il segretario regionale del Pci fu eliminato era impegnato, ha ricordato Terminelli, su due fronti. Il primo era quello della nuova legislazione antimafia che prevedeva la confisca dei beni. "La legge fu approvata dopo l'uccisione di La Torre che aveva in mente - ha osservato Terminelli - l'idea di restituire quei beni alla comunità. Quindi la vendita rappresenta la negazione stessa del senso di quella legge".
L'altro tema su cui si sviluppava l'impegno di la Torre erano le lotte sociali come quelle dei senza tetto di Palermo. Attorno alla lapide di via Turba si sono ritrovati molti amici e compagni dell'esponente del Pci. C'era anche il figlio Franco.

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