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Gli stipendi della Regione e il federalismo fiscale

Il presidente dell'Ars, Francesco Cascio ha eliminato dal testo della Finanziaria regionale tutti gli emendamenti riguardanti i precari. Ha fatto bene. E vengono i brividi nel veder confermate, nell’intervista che pubblichiamo in questa stessa pagina, tutte le riserve sulla copertura finanziaria delle assunzioni che si stavano per decidere. Questo giornale lo ha denunciato con gli editoriali di questi giorni. Avremmo voluto delle smentite, invece abbiamo delle conferme. Servono allora parole chiare. Il fatto è che alla Regione e altrove, restano attuali e irrisolti problemi vecchi. Per esempio c’è la notizia che sono state avviate le procedure per assumere altri sei consulenti esterni, con una spesa complessiva di un milione di euro. Ma davvero servono questi sostegni esterni? È davvero pensabile che su più di ventimila dipendenti della Regione non ci siano figure professionali capaci di svolgere quel determinato lavoro? E se anche non ci fossero il discorso sarebbe semplice. Con un milione di euro si possono finanziare ottimi corsi di formazione interni. Con il vantaggio che il personale così addestrato resta patrimonio dell'amministrazione e può essere utilizzato altre volte a costo zero. I consulenti, invece, bisogna pagarli a gettone. E allora diciamolo una volta per tutte: bisogna porre fine a tutti questi sprechi che servono unicamente ad alimentare le clientele politiche. Lo ripetiamo ancora una volta per essere ancora più chiari. Il problema non sono i precari che, seppur in maniera acrobatica, cercano di guadagnarsi la vita. I colpevoli veri sono i politici che continuano ad alimentare illusioni. Creano stipendi senza lavoro utile. Alla Regione serve davvero altro personale? Difficile crederlo vista l'abbondanza degli organici, i maggiori d’Italia anche rispetto a regioni che hanno più abitanti della nostra. Quello che serve è una politica economica. La strada seguita finora non arriva da nessuna parte. Distribuire stipendi per lavori che non esistono non ha risolto il problema della disoccupazione giunta a livelli record (in Sicilia il tasso è tra i più alti d’Italia). Con il federalismo fiscale alle porte la Regione rischia la fine della Grecia: non potrà più pagare gli stipendi. I primi a subire l'impatto saranno i ceti più deboli. Proprio quei precari che oggi affollano gli organici della Regione. Saranno i primi a restare senza stipendio.

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