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Harvard applaude Jovanotti… l'italiano

Il prestigioso ateneo americano lo ha invitato per parlare di diritti umani. Per oltre due ore ha risposto in inglese alle tante domande di studenti e professori

BOSTON. Lorenzo Cherubini nei panni di 'professore di diritti umani' ha ricevuto ieri all'università di Harvard un'accoglienza degna di una personalità internazionale.
Il prestigioso ateneo americano lo aveva invitato (su iniziativa dalla Italian Society dell'università e in collaborazione con il Consolato generale italiano a Boston) per parlare di 'Music and Human Rights'. Per oltre due ore, Jovanotti ha risposto in inglese alle tante domande di studenti e professori, mentre a poche aule di distanza dalla sua teneva una 'lezione' sul disarmo nucleare l'ex direttore dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica Mohammed El Baradei.
"Questo mi far sentire ancora di più un privilegiato, ma dimostra anche che la musica può avere la potenza di una centrale nucleare" ha commentato l'artista, spiegando per quale motivo la musica 'vera' oggi a suo avviso sia  "liberazione".
"Perché nel mondo globale e interconnesso in cui viviamo va alle radici degli individui. Io sono convinto che se la Costituzione americana dovesse venire scritta oggi non ci sarebbe più la frase 'tutti gli uomini sono creati uguali...'. Io credo che la parola 'uguali' sarebbe sostituita con la parola 'unici'".
È a quella unicità universale che Jovanotti rivolge il suo modo di fare musica. Un modo internazionale, ma che porta con sé, come lui stesso riconosce, un valore aggiunto tutto italiano. "È vero, credo che la gente percepisca la mia italianità. Io non so bene cosa significhi, perché ci sono nato, è naturale per me essere così, ma so che il mio messaggio arriva alle persone anche perché viene da lì. È un modo d'essere positivo che la gente condivide".
Nei concerti che sta tenendo in Nordamerica (oggi Boston, poi Toronto, Montreal, Chicago,), Jovanotti canta in italiano. "E non importa se in tanti non lo capiscono, perché poi alla fine il messaggio arriva lo stesso. È questo ciò che conta".
Lui non ha successo in quanto italiano, ma la sua italianità "arriva". "Sì, credo che sia così. E devo ammetterlo: per un italiano, avere successo in America è qualcosa di particolare. Mi riempie di orgoglio. C'é poco da star lì: per un italiano l'America è l'America".

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