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Mafia, il Csm convoca i procuratori distrettuali

Ad essere ascoltato per primo sarà Piero Grasso, capo della Direzione nazionale antimafia, chiamato per il 7 maggio

ROMA. Un confronto a tutto campo sull'organizzazione delle procure antimafia in cui verificare anche se sono da riscrivere le regole che ne disciplinano l'attività, a cominciare da quella che prevede un tetto massimo di permanenza di otto anni per i magistrati che ne fanno parte. E' per questo che il Csm ha deciso di convocare per il 7 maggio prossimo il capo della Direzione nazionale antimafia Piero Grasso e i procuratori che guidano le procure distrettuali. Ad ascoltare l'opinione dei procuratori sarà, rigorosamente a porte chiuse, la Settima Commissione di Palazzo dei marescialli, che in prima istanza dovrà innanzitutto decidere se considerare ancora valide le regole in corso che prevedono che l'ultima parola sull'organizzazione delle direzione distrettuali antimafia spetti al Csm, con l'approvazione o la bocciatura dei piani presentati dai procuratori. Sino a qualche tempo fa la stessa disciplina valeva per le procure ordinarie, ma con la riforma dell'ordinamento giudiziario che ha conferito ampia autonomia ai capi delle procure, il Csm non ha più il potere di approvare o di respingere, chiedendo modifiche, i programmi organizzativi dei capi degli uffici requirenti. Si
tratta ora di stabilire se la nuova disciplina vada estesa anche alle procure antimafia, come è convinto debba avvenire il procuratore Grasso; o se invece debbano essere mantenute le vecchie regole dalle quali una buona fetta di sostituti procuratori si sente più "garantita". Ma l'appuntamento sarà anche l'occasione per verificare se il tetto massimo di permanenza dei pm nelle Dda vada conservato così com'é e se la regola vada applicata nello stesso modo anche ai "vice" dei procuratori. "E' un incontro importante che si inserisce nella prassi della Settima Commissione di non prendere decisioni se non dopo aver interpellato la base" spiega il relatore del fascicolo sulle procure antimafia, il consigliere Dino Petralia, togato del Movimento per la Giustizia. Scelte delicate così come lo è il ruolo delle procure antimafia, che in questi anni hanno visto crescere le loro competenze, ora estese per esempio anche a terrorismo e immigrazione.

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