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Riforme, Berlusconi: “La sfida è ora ma siano condivise”

Il premier: occorre "rinnovare la seconda parte della Costituzione per definire l'architettura di uno Stato moderno, più vicino al popolo sulla base del federalismo"

ROMA. "La sfida è ora" perché l'Italia ha bisogno di riforme e non si può e non si deve attendere oltre: Silvio Berlusconi si dice convinto della necessità di modernizzare il Paese e, in occasione dell'anniversario della Liberazione, lancia via videomessaggio un appello a tutte le forze affinché "le differenze politiche" siano messe da parte e si possa scrivere insieme una "pagina nuova" della storia nazionale.
Parole che almeno sulla carta sembrano in sintonia con quelle che poco dopo, dallo studio di In Mezz'ora, pronuncia Gianfranco Fini. Il presidente della Camera assicura di non avere alcuna intenzione di far venire meno l'appoggio al governo portando il Paese a elezioni anticipate (una ipotesi, la definisce, da "irresponsabili"). E dunque "davanti - dice - ci sono tre anni di Legislatura per fare le riforme".
Per sapere però se gli auspici saranno realizzati, occorrerà attendere che le riforme sbarchino in Parlamento. Il Pd infatti sceglie di non sbilanciarsi per il momento: "Siamo ancora agli annunci - commenta Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani -. Noi le nostre proposte le abbiamo e sono note a tutti. Dunque, quando quelle del Pdl e della Lega saranno rese note le valuteremo".
Se per la declinazione concreta servirà il confronto sulle “carte”, l'agenda del Pdl nei suoi macro capitoli è comunque chiara: occorre "rinnovare la seconda parte della Costituzione - afferma Berlusconi - per definire l'architettura di uno Stato moderno, più vicino al popolo sulla base del federalismo, uno Stato più efficiente nelle istituzioni, nell'azione di governo e più equo nell'amministrazione di una giustizia veramente giusta". Tre grandi capitoli sui quali è pronto a ragionare anche Fini che però non vuole soluzioni preconfezionate ma un dibattito libero che porti a decisioni che siano frutto di un confronto dentro e fuori il Parlamento. A partire dal federalismo fiscale.
Anche se i paletti e i distinguo, si affretta a precisare il presidente della Camera, non vogliono significare una chiusura tout court nei confronti del progetto leghista: "So – dice infatti - che Bossi vuole il federalismo visto che è alla base del programma della Lega. E io sono pronto a incontrarlo nei prossimi giorni". Certo, aggiunge, è chiaro che il progetto di un Italia federale non potrà essere portato a compimento a discapito della "coesione nazionale".
Ciò che è sotto gli occhi di tutti, afferma Berlusconi, è che se la Costituzione scritta dai padri della Repubblica fu "il miglior compromesso allora possibile per tutti", dopo 65 anni la "nostra missione" è "di andare oltre quel compromesso per costruire l'Italia del futuro". Un obiettivo che il governo vuole raggiungere "insieme a tutte le forze politiche che, come fecero i nostri padri costituenti, non rifiutano a priori il dialogo e hanno a cuore la libertà".

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