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"La mafia fa schifo, ma è più forte dello Stato"

E' il pensiero del 55% degli studenti delle scuole superiori italiane intervistati attraverso un'indagine realizzata dal Centro Pio La Torre di Palermo

PALERMO. La mafia "fa schifo", ma  è più forte dello Stato, che "deve essere più presente", e meno siciliani pensano che possa essere sconfitta rispetto al 2008 (il 27% rispetto al 44%). Lo pensa quasi il 55% degli studenti delle scuole superiori italiane, secondo un'indagine (su un campione non statistico composto da alunni di classi dove vengono trattati temi come antimafia e legalità) sulla percezione del fenomeno mafioso realizzata dal Centro Pio La Torre presentata a Palermo.     
Per il report, i giovani sono sempre più lontani dalla politica di partito tradizionale ma si impegnano nel sociale, nella politica attiva sul territorio e pensano comunque che la mafia sia un male assoluto. "Qualche anno fa il risultato su questo ultimo elemento era meno netto, ma ancora il 25% dei siciliani e laziali si rivolgerebbero a un mafioso per trovare lavoro", ha puntualizzato il presidente del Centro, Vito Lo Monaco. La ricerca sarà contenuta anche in un numero speciale del settimanale on-line "ASud'Europa" in uscita oggi e i dati saranno illustrati durante la manifestazione di commemorazione dell'anniversario dell'uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo che si terrà venerdì prossimo al Teatro Golden.    
"Il questionario è stato distribuito  tra gli studenti delle 82 scuole superiori (circa 3.200 questionari) che hanno partecipato al progetto educativo e alle videoconferenze tematiche quest'anno", ha spiegato Lo Monaco. Il campione, pur non essendo statisticamente rappresentativo (la maggior parte dei questionari sono stati distribuiti in Sicilia e solo 600 al nord), consente un confronto con le precedenti indagini e permette di trarre alcune indicazioni e riflessioni sulla percezione del mondo studentesco.     
"La mafia fa schifo e deve essere sconfitta - dicono gli studenti -, ma lo Stato sia più presente tra la gente". In generale, gli studenti percepiscono la mafia, storicamente nata in Sicilia, ancora come fenomeno prevalentemente legato alla realtà meridionale, ma mostrano di conoscerne chiaramente la pericolosità sociale e il suo peso negativo sullo sviluppo economico. Si registra una diversa percezione delle attività criminali. Infatti, nel Nord i reati socialmente più pericolosi e attribuiti alla mafia sono il traffico della droga, il lavoro nero, la prostituzione, mentre nel Sud i giovani al primo posto mettono il racket e subito dopo lo spaccio di droga, sicuramente per la maggiore evidenza mediatica dei fatti estortivi nelle città meridionali.     
Rimane altissima la sfiducia dei giovani verso i politici e la classe dirigente, ritenuti responsabili dei processi corruttivi nella vita pubblica. Il 95% del campione ritiene che ci sia un legame tra politica e mafia. Analogo giudizio riguarda i dipendenti pubblici. Invece quasi tutti i giovani ammirano chi dedica la loro vita alla lotta contro la mafia e apprezzano il lavoro educativo antimafia dei loro docenti, mentre credono inadeguato l'impegno antimafia della Chiesa.

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