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Ma adesso gli abusivi non debbono rientrare

L’operazione di ieri allo Zen, che proseguirà in questi giorni, riafferma il principio della legalità. Si tratta di un’azione che serve a sottrarre le case agli occupanti abusivi e da restituirle ai legittimi assegnatari. L’abbiamo sempre detto, ed è giusto ripeterlo: chi occupa abusivamente un alloggio, anche se agisce in ragione di un bisogno che merita tutela, risolve in questo modo il suo problema. Ma allo stesso tempo impedisce ad un altro, che ha lo stesso problema, di risolverlo nel rispetto della legge. E dunque il bisogno del primo non può meritare maggiore tutela di quello del secondo. Tutt’altro. Detto questo, è necessario dare assistenza a chi viene mandato via e resta senza un tetto. Una risposta deve arrivare, a condizione che si accertino i bisogni effettivi degli sloggiati. Che si controlli che le famiglie sgomberate si trovino per davvero nell’impossibilità di avere un tetto. È noto infatti che non sempre gli abusivi sono indigenti. Le ispezioni il passato hanno svelato molti esempi di occupanti in possesso di altre abitazioni. Raggiunto un primo risultato, occorre andare oltre. C’è un secondo obiettivo da tenere ben presente. Ieri il Comune, attraverso una fondamentale collaborazione con la prefettura e con le forze dell’ordine, ha ristabilito, come abbiamo detto, la legalità. Adesso, non si può tornare indietro. Bisogna evitare che venga vanificato lo sforzo compiuto. Saremmo, altrimenti, alla disfatta di istituzioni già pesantemente segnate dalla difficoltà a risolvere i problemi della gente. Sarebbe inaccettabile che gli abusivi allontanati tornassero ad impossessarsi di quelle case. E si sa bene che questo succederà, come è già successo, se non saranno organizzati presidi forti e permanenti. Affinché sia tutelata la sicurezza di chi ha diritto non solo all’affidamento dell’alloggio, ma anche a vivere in condizioni dignitose. Si sa che ci sono assegnatari che hanno paura ad abitare la «propria» casa, che vengono minacciati, che ricevono pressioni da più parti per andare altrove. Si richiede dunque un impegno supplementare: garantire il diritto ora e in futuro, impedire il ritorno anche di un solo abusivo, evitare la disfatta.
Obiettivi già difficili, ma che da soli non bastano. Ristabilita la legalità nel quartiere dello Zen, almeno per quel che riguarda le case, sarà equo fare di questa operazione il punto di svolta rispetto a quello cui abbiamo assistito finora. Ci sono circa 4mila alloggi occupati abusivamente in città, secondo i dati dello Iacp. È giusto che la legalità sia ripristinata dappertutto. Sarà necessario organizzare uffici e strutture permanenti, che sotto ogni profilo si preoccupino di sconfiggere il fenomeno del «furto» delle case popolari. E che impediscano nuove azioni, in tutti i quartieri. Altrimenti, saremmo ad una giustizia iniqua. E quindi ingiusta. Ancor più sarà necessario combattere le occupazioni abusive se mai si faranno passi avanti in un’altra fondamentale direzione: quella della realizzazione di nuovi alloggi. Se ne parla, ma non si agisce. Anzi, si assiste ad una paralisi del consiglio comunale. C’è una delibera che è solo un punto di partenza e che prevede l’individuazione del numero di case di cui c’è bisogno. Molti temono nuove colate di cemento. Però, quel provvedimento è  fermo da troppo tempo. Non viene migliorato. Viene accantonato. E la città continua ad aspettare inutilmente risposte.

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