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Gli ultimi secondi di vita di Fragalà ricostruiti dai testimoni

L’avvocato ha provato a rialzarsi ma non gridò. Ecco anche l’identikit del secondo sospettato per l’omicidio: è vicino alla mafia, alto due metri e robusto

PALERMO. Gli ultimi secondi di vita di Enzo Fragalà, ricostruiti dai carabinieri attraverso il racconto dei testimoni. L’avvocato, ucciso brutalmente a pochi passi dal suo studio, in via Nicolò Turrisi, nel centro di Palermo, avrebbe tentato di rialzarsi, di chiedere aiuto, di dire qualcosa, come riferisce il Giornale di Sicilia in edicola questa mattina.
Quella sera del 23 febbraio scorso il professionista sarebbe stato colpito alla testa, alle gambe, ai polsi, alle braccia. Colpi violenti che lo lasciarono stordito anche se inizialmente non privo di conoscenza, come hanno raccontato alcuni testimoni che hanno assistito alla scena. Dopo essere stato picchiato Fragalà avrebbe provato a rimettersi in piedi ma non gridò, quando vide che qualcuno si avvicinava a lui disse che aveva bisogno di andare in bagno (tipico quando il cervello non può regolare gli stimoli), poi perse conoscenza, per sempre.
Intanto emerge l’identikit anche del secondo sospettato per l’omicidio. Si tratta di un uomo di 31 anni, considerato vicino agli ambienti mafiosi della cosca di Porta Nuova. Molti anni della sua vita li ha passati in carcere e sarebbe tra i responsabili di una serie di rapine messe a segno nel nord Italia tra il 2002 e il 2005. È alto quasi due metri e piuttosto robusto, è lui il proprietario della moto sulla quale i Ris stanno portando avanti dei rilievi.

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