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Quella "strana" Palermo vista dal New York Times

Dalle colonne del prestigioso quotidiano americano, il giornalista Jim Lewis non ha perso tempo a descriverla con gli occhi di chi aspettando di scontrarsi con il furore tipicamente latino, si è visto invece catapultato in una città “privata”, “piena di segreti”

NEW YORK. Accanto a Cosa Nostra anche l’ombra delle antiche popolazioni che l’anno dominata, costruita e distrutta, derubata e bombardata. Secolo dopo secolo è la storia stessa, in un contorto movimento di progressione, ad aver reso Palermo una città spettrale. Un luogo di “fantasmi e rovine”, un posto bello soltanto se inserito in una “cornice decadente alla Hubert Robert ”. In una parola soltanto, “strana”. Gli americani raccontano così il capoluogo dell’Isola a tre punte, centro di un Mediterraneo affascinante e profondo. Dalle colonne del New York Times, il giornalista Jim Lewis non ha perso tempo a descriverla con gli occhi di chi aspettando di scontrarsi con il furore tipicamente latino, si è visto invece
catapultato in una città “privata”, “piena di segreti”, dove ogni cosa si muove dietro alle tende delle case..e non alla luce del suo sole. Dall’America arriva, dunque, l’immagine di una Palermo che non ci si aspetta. Dove la voglia di compagnia e l’allegria di cui spesso i suoi
cittadini si fregiano, lasciano spazio al silenzio, ad un cenno che non arriva mai. E’ come la scomparsa di Anna, donna protagonista de “L’Avventura” di Michelangelo Antonioni: qualcosa di orrendo di cui però nessuno parla. E’ come il trafugamento del Caravaggio dall’Oratorio di San Lorenzo. Palermo è l’assenza, la mancanza. E’ una città "privata".

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