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Barcarello, il paradosso dei cassonetti davanti alla riserva

Con la sua falesia e il profilo a spigoli acuti, visibili soprattutto per chi arriva in città in aereo, si è conquistata l’appellativo di «piccole Dolomiti sul mare». Solo che nessuno mai si sognerebbe di piazzare, davanti ai sentieri e alle oasi delle meraviglie alpine, una sfilza di vecchi e puzzolenti cassonetti dei rifiuti. Eppure la porta d’ingresso della riserva palermitana di Monte Gallo, per chi decide di accedervi da Barcarello, è proprio costituita da questo malriuscito (e involontario, si spera) esempio di architettura art deco: quattro contenitori dell’immondizia - età nove anni a testa - che accolgono i visitatori come bastioni di maleodorante ferraglia. Tentazione irresistibile, tanto più se autorizzata, per chi vuole liberarsi di spazzatura di ogni genere. Se non fosse che a svuotarli, più che i radi interventi delle squadre dell’Amia, ci pensano soprattutto i randagi che zampettano e banchettano fra i sacchetti, ovviamente squarciati e disseminati ovunque.
Tutto ciò appare talmente assurdo, da sfociare nel banale. Ieri, con il camper del Giornale di Sicilia nei dintorni, i forestali sono arrivati in forze per assicurare interventi di bonifica e piccole manutenzioni all’interno della riserva. Ma il degrado comincia già fuori, già al suo ingresso. Spostare altrove quei cassonetti è così difficile? Sembrerebbe, visto che si parla addirittura di «soluzioni alternative da valutare». E che sarà mai! Riserva naturale e cassonetto dei rifiuti non sposano in alcun modo. Cioè, non dovrebbero. Di certo non sulle Dolomiti, lassù fra le vette alpine. Quaggiù invece, nella terra dei paradossi e delle inefficienze, purtroppo sì.

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