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Coste siciliane meno inquinate, ma i Comuni sono in ritardo

Sono poco più di 230 i chilometri di litorale non balneabili, su un totale di 1.484 chilometri nell'Isola. Di contro, su circa 120 luoghi interessati, oltre la metà non ha ancora approvato il Piano di utilizzo del demanio marittimo

PALERMO. Le coste siciliane sono meno inquinate, ma i Comuni registrano notevoli ritardi nella pianificazione e nello sviluppo delle zone di mare. Sono poco più di 230 i chilometri di litorale non balneabili, su un totale di 1.484 chilometri vantati dalla Sicilia. Di contro, su circa 120 Comuni interessati, oltre la metà non ha ancora approvato il Piano di utilizzo del demanio marittimo, cioè una sorta di piano regolatore delle spiagge. Il dato positivo viene dalla qualità delle acque. La stagione balneare è alle porte e la Regione ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (www.gurs.regione.sicilia.it) l'elenco dei tratti di mare dove non sarà possibile fare il bagno la prossima estate perché sarebbero inquinati. «Ma la situazione è migliorata – spiega Mario Zappia, dirigente regionale dell'Osservatorio epidemiologico – i controlli sono sempre più stringenti e oltre ai valori chimici e fisici prendiamo in considerazione altri elementi come l'inquinamento ambientale in senso lato. Se a questo aggiungiamo che la situazione depuratoria nei Comuni è più efficiente, emerge un quadro tutto sommato confortante».  Secondo un primo conteggio dei dati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, i chilometri di costa inquinata non sembrerebbero sensibilmente diminuiti. Ma Sergio Marino, direttore dell'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, spiega che «il trend è sempre in miglioramento, anche se rimangono criticità e peggioramenti in particolari nelle zone industriali o in prossimità di scarichi, come a Gela, Augusta o a Palermo nei pressi del fiume Oreto».  Come ogni anno, il decreto pubblicato sulla Gurs stabilisce che la stagione balneare avrà inizio l'1 maggio e terminerà il 30 settembre. Ma già dal primo aprile la Regione avvierà nuovi campionamenti delle acque per appurare che certe zone nel frattempo non siano divenute inquinate o siano state risanate. In ogni caso, nel frattempo i sindaci dovranno emanare un'ordinanza vietando la balneazione nei tratti di costa interessati.  Ma se i dati ambientali sulle spiagge risultano positivi, quelli riguardanti lo sviluppo e la pianificazione registrano qualche ritardo. Sono circa 120 i Comuni siciliani che per legge dovrebbero adottare il piano di utilizzo del demanio marittimo, comunemente conosciuto come «piano spiagge». Si tratta di uno strumento simile al piano regolatore, regolato da una norma del 2005, che disciplina però lo sviluppo della costa prevedendo, ad esempio, le zone turistiche, le aree a libero accesso o le tipologie stabilimenti.  «Purtroppo quelli che hanno rispettato i tempi sono davvero pochi – spiega Giovanni Arnone, capo di gabinetto dell'assessorato Ambiente –. Più della metà lo devono ancora approvare». Così, oltre il 50 per cento dei Comuni riceverà una diffida da parte della Regione, mentre un'altra parte è già stata commissariata. L'elenco degli enti non in regola è già sul tavolo dell'assessore Roberto Di Mauro che valuterà quali provvedimenti adottare. «Possiamo dire che un buon 70 per cento dei Comuni è inadempiente – aggiunge Roberto Scalia, responsabile del servizio Demanio marittimo – è un'occasione di sviluppo persa, perchè il piano spiagge è una sorta di piano particolareggiato che consente di costruire, di pianificare interventi o di rilasciare le concessione ai lidi».

 

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