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Opposizione in piazza per il “Regole Day”

Secondo gli organizzatori erano in duecentomila al corteo organizzato dal centrosinistra. Sul palco insieme Bertinotti, Bersani, Di Pietro, Bonino

Roma. Ci sono i vecchi leoni della sinistra, Fausto Bertinotti e Armando Cossutta, ed i cavalli sui quali in molti sperano per vincere in futuro, Nichi Vendola in primis. Intorno alle regole e in nome di una "riscossa democratica" il Pd, targato Bersani, prova in piazza per la prima volta una futura alleanza di governo, un puzzle nel quale, però, non figura ancora l'Udc. "Oggi è la festa di primavera dell'alternativa. Diremo che un'altra Italia è possibile, combatteremo Berlusconi ma non avremo lui negli occhi", sprona il leader Pd, sollevato che tutto sia filato liscio senza attacchi al Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
I tanti colori della piazza, dall'arancione al viola, sono la prova cromatica che l'alleanza che verrà non sarà molto meno composita della defunta Unione. Oggi sul palco di piazza del Popolo, dove secondo gli organizzatori sono in 200mila, sono saliti i 6 big più Emma Bonino, venuta più a fini elettorali che per rappresentare i Radicali. Il primo a parlare è Riccardo Nencini, certo non il leader migliore in quanto a notorietà, per scaldare i manifestanti come invece farà, più tardi, il governatore Nichi Vendola, che piace, tanto, non solo nella sua Puglia e che è applaudito quasi come Bersani.
Per il "nuovo inizio", come sia Bonino sia Vendola battezzano la prova di piazza del nuovo centrosinistra, sono arrivati vecchi e nuovi leader, Bobo Craxi come Luigi De Magistris, chi, come Diliberto e Ferrero, è rimasto fuori dal Parlamento e chi vede nelle regionali il primo passaggio della rinascita. È inevitabile che Berlusconi sia il collante principale di questa alleanza anche se Bersani e il Pd insistono sulla proposta, oltre che sulla protesta, per evitare di essere tacciati di antiberlusconismo. C'é chi, come il governatore pugliese, descrive il premier come "una bestia ferita che con i suoi colpi di coda cerca di ferire il paese" e chi, come il segretario Pd, ironizza usando definizioni del Cavaliere stesso: "Berlusconi detto Carnera prenda la carriola e porti via un po' di macerie dall'Aquila".
Il più indignato contro il premier è certo Di Pietro, che onora l'impegno di non attaccare il presidente della Repubblica ma picchia duro sul presidente del Consiglio e sulla "deriva antidemocratica e fascista" del "piduista" Berlusconi. La piazza apprezza gli attacchi così come più tardi applaudirà Frankie Hi-Nrg quando dal palco grida che "l'Italia deve essere una nazione che rispetta le regole, non un puttanaio".
Per l'occasione anche il Pd ritrova l'unità interna. Walter Veltroni arriva nel retropalco ma non parla. Massimo D'Alema, invece, parla molto con le telecamere e, sotto gli occhi di tutti, dà un buffetto a Nichi Vendola dopo lo scontro dei mesi scorsi. C'é anche l'altro ex segretario Dario Franceschini che come l'altro ex Ppi Pierluigi Castagnetti smentisce che gli ex popolari non vedessero di buon occhio una manifestazione insieme a Di Pietro. "Da qui arriva un messaggio molto importante di unità, è sbagliata l'equazione 'manifestazione di popolo uguale populismo'", analizza D'Alema che non demorde dalla speranza di agganciare l'Udc.
A fine giornata il più soddisfatto è Pier Luigi Bersani, alla sua prima prova di piazza da segretario. La fatica di tenere a bada Di Pietro e di mettere insieme partiti e associazioni, a suo avviso, ha pagato. "Dobbiamo cambiare l'agenda di questo Paese, mettere il lavoro, la scuola e la sanità al centro della nostra campagna regionale. Le cose cambiano, andiamo con fiducia alla prova elettorale e andiamo a vincere", sprona il leader Pd, per il quale, come per il premier anche se per altri motivi, il voto di marzo è un test nazionale.

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