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Dell'Utri, i giudici: "Ciancimino inattendibile"

La corte di Appello di Palermo si è espressa così nei confronti delle dichiarazioni del figlio dell'ex sindaco del capoluogo, che aveva accusato più volte il senatore nel corso delle sue testimonianze

Palermo. E' sostanzialmente un giudizio di inattendibilità quello emesso dalla Corte di Appello di Palermo - che celebra il processo per concorso in associazione mafiosa a carico del senatore Marcello Dell'Utri - nei confronti di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito. I giudici, respingendo l'istanza del Pg Nino Gatto, hanno deciso di non ammettere la testimonianza di Ciancimino Jr non ritenendola assolutamente necessaria ai fini della sentenza. La Corte, in una articolata ordinanza, ha stigmatizzato le dichiarazioni del testimone sui rapporti tra il senatore e il boss Bernardo Provenzano, rese ai Pm di Palermo e confluite nel processo dell'Utri. Per la Corte le accuse di Ciancimino sono dilatate nel tempo e, soprattutto, piene di contraddizioni mai risolte. La Corte ha letto vari passi degli interrogatori del testimone, mettendo in risalto che inizialmente Ciancimino aveva negato di avere informazioni su Dell'Utri e che solo dopo oltre un anno avrebbe parlato del senatore. Tutte le cose dette dal testimone, inoltre, non le avrebbe sapute direttamente ma gli sarebbero state riferite dal padre che è morto e che, a sua volta, le avrebbe apprese da altri. "Siamo di fronte - si legge nell'ordinanza - a un de relato di secondo grado, che non è riscontrabile". In relazione alle dichiarazioni rese da Ciancimino sugli investimenti di Cosa Nostra nel complesso edilizio Milano 2 e su
presunti rapporti tra Dell'Utri e gli imprenditori mafiosi Buscemi e Bonura, la Corte ha ritenuto che le cose dette da Ciancimino sono estremamente generiche. Infine, a proposito del pizzino finito agli atti del processo e scritto da Provenzano a Vito Ciancimino, in cui si faceva cenno al presunto interessamento "del nostro Sen." (che per
Massimo Ciancimino sarebbe Dell'Utri), i giudici hanno ritenuto che essendo il pizzino del 2000, periodo in cui Dell'Utri era deputato e non senatore, è incongruo identificare il personaggio indicato nel biglietto con l'imputato

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