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Fragalà, i boss detenuti: non è stata Cosa Nostra

Solo una volta, in passato, la malavita si era "dissociata" pubblicamente da un omicidio

Palermo. "Con l'uccisione dell'avvocato Fragalà noi non c'entriamo". È questa la "voce" raccolta in carcere dai difensori di alcuni boss detenuti. L'indiscrezione, pubblicata oggi dal Giornale di Sicilia, confermerebbe che la selvaggia aggressione al penalista, massacrato a colpi di spranga davanti al suo studio, non avrebbe una matrice mafiosa.
Un concetto ribadito ieri in aula, sia pure indirettamente, dal boss Gaetano Fidanzati, processato insieme ad altre cinque persone per l'omicidio del genero, Giovanni Bucaro, ucciso a bastonate in una strada di Palermo. "Per ammazzarlo avrei avuto altri modi", si è difeso il padrino. Un modo per sostenere che la mafia non uccide a colpi di spranga.
Solo una volta, in passato, Cosa Nostra si è "dissociata" pubblicamente da un omicidio: nel corso del maxiprocesso Giovanni Bontade, fratello del boss Stefano, affermò che i detenuti stigmatizzavano l'uccisione del piccolo Claudio Domino.

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