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“Tangente per la festa del patrono”, chiesto giudizio per il sindaco di Licata

L’accusa per Angelo Graci è di corruzione aggravata, nell’ambito dell'inchiesta sul pagamento di una somma di denaro per l'affidamento di un appalto pubblico

Licata. La Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione aggravata in concorso del  sindaco di Licata, Angelo Graci, dell'assessore ai Servizi sociali della sua giunta, Tiziana Zirafi, dell'ex vice presidente del Consiglio comunale del paese agrigentino, Nicolò Riccobene, e dell'impresario di spettacoli Carmelo Napolitano a conclusione dell'inchiesta sul pagamento di una presunta tangente per l'affidamento di un appalto pubblico. Il Gup Stefano Zammuto ha fissato l'udienza per il prossimo 14 aprile.
Secondo l'accusa i tre amministratori avrebbero ricevuto sei mila euro dall'impresario per stipulare con lui l'appalto comunale per uno spettacolo musicale realizzato per la festa del Patrono di Licata. La delibera fu adottata per 31.500 euro, una somma superiore rispetto a quella offerta da altre agenzie.
Il sindaco Angelo Graci continua la sua attività di amministratore dalla sua casa al mare di San Leone, ad Agrigento, dove si trova "esiliato" dal 30 novembre scorso, da quando cioè il Gip gli ha revocato gli arresti domiciliari e imposto il divieto di dimora a Licata.
Le indagini sono state condotte da carabinieri della compagnia di Licata e disposte dai sostituti Gemma Milani e Santo Fornasier, del pool reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Agrigento coordinato dall'aggiunto Ignazio Fonzo su delega del procuratore capo Renato Di Natale.

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