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Milingo: "E' tutto falso. Non ho mai pensato di lasciare Maria Sung"

L'ex arcivescovo, scomunicato e ridotto allo stato laicale dalla Santa Sede dopo aver ordinato quattro vescovi sposati negli Stati Uniti, smentisce su tutta la linea le notizie circolate ultimamente sui media italiani che lo volevano ormai in povertà e pronto a 'liberarsi' della moglie coreana

Seul. "E' tutto falso. L'idea di lasciare Maria Sung non mi è mai passata per la mente". L'ex arcivescovo Emmanuel Milingo, scomunicato e ridotto allo stato laicale dalla Santa Sede dopo aver ordinato quattro vescovi sposati negli Stati Uniti, smentisce su tutta la linea le notizie circolate ultimamente sui media italiani che lo volevano ormai in povertà e pronto a 'liberarsi' della moglie coreana, sposata nel 2001 col rito del reverendo Moon. Lo fa in un'intervista all'Ansa in cui rivela di aver ordinato altri vescovi in Italia e in Kenya e attacca il Vaticano, definendo la propria scomunica "un'ingiustizia", una "grande vergogna" che mostra solo "la debolezza della Chiesa".
"Non c'é niente di vero in quanto è stato detto sulla mia volontà di lasciare Maria - dice al telefono da Seul, dove vive con la moglie -. Hanno perfino detto che lei mi ha abbandonato e mi ha lasciato in una casa per anziani. Ma la verità è che noi siamo sempre occupati, tra Brasile, Africa e Sri Lanka, per fare dei workshop: questa è la nostra occupazione continua, e non c'é neanche tempo - sorride l'ex arcivescovo di Lusaka -di stare a litigare o di pensare a separarsi. Il divorzio non è proprio possibile: anzi dobbiamo essere uniti e lavorare insieme". Milingo dice di non navigare nell'oro, di doversi sobbarcare forti spese per i viaggi, ma di ricevere aiuti in denaro quando viene chiamato per prediche e discorsi.
A proposito del suo lavoro col movimento internazionale Married Priests Now, che si oppone al celibato sacerdotale, l'ex arcivescovo esorcista e guaritore spiega che, oltre ai quattro vescovi sposati iniziali, da lui consacrati nel 2006, un altro ne è stato da loro ordinato negli Usa. "Io stesso - rivela - ne ho consacrati altri in Kenya e anche in Italia". "Siamo una grande famiglia", dice pensando anche ai sacerdoti e ai tanti devoti in vari paesi.
E parlando della scomunica 'latae sententiae' che gli è stata inflitta il 26 settembre del 2006, ma che lui non ha mai accettato, la definisce "un gioco per impressionare, fatto da un'autorità che ha fallito e non trova più il modo di confrontarsi con gli altri". "Questa debolezza della Chiesa - attacca - è una grande vergogna. E quando viene decisa una scomunica, per loro quella persona è morta, vogliono dimenticarsene e non le danno più nulla. Neanche la pensione, come hanno fatto con me. Una vera ingiustizia, che la Chiesa cattolica continua a commettere".
Milingo rifiuta anche la riduzione allo stato laicale. "Se uno è cristiano non può diventare pagano - osserva -. Così un sacerdote non può diventare non sacerdote. E tanto meno può essere laicizzato un vescovo, che vive in pienezza il sacerdozio. La Chiesa cattolica su questo non ha mai voluto ragionare, crede di aver preso il posto di Dio". L'ex arcivescovo dice di averne parlato "direttamente con Dio, che mi ha risposto - racconta - di non dare peso a quello che è stato fatto, di lasciar perdere". "La Chiesa - aggiunge - non si rende conto che con questi provvedimenti getta tristezza e disperazione nella società. Così non è più madre".
Milingo sostiene che in vari paesi (Polonia, Irlanda, Svizzera) prendono sempre più piede le ragioni per il sacerdozio di uomini sposati. Da parte sua, comunque, c'é la volontà di tornare ancora in Italia, dove conta su migliaia di devoti, "28 mila" dice lui. Le difficoltà non mancano, però. Prima fra tutte la revoca del passaporto vaticano nel 2007 e quindi, a tutti gli effetti, la sua condizione di extracomunitario. Ai suoi devoti italiani - il cui portavoce Pietro Dei Giudici annuncia querela contro tutti i media che hanno diffuso notizie fasulle su Milingo - raccomanda comunque "di continuare a pregare e di non disperare mai". "In Italia ho ricevuto tanto bene, c'é tanta generosità, c'é tanto amore. E ogni giovedì io prego per gli ammalati e per tutti quelli che hanno bisogno dell'aiuto di Dio. Questo i miei fedeli lo devono sapere, perché la preghiera è più forte di ogni cosa. Anche se il Vaticano - conclude - pensa di essere superiore e di poter monopolizzare tutto".

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