Vancouver. Dopo i lampi azzurri della prima settimana delle Olimpiadi di Vancouver, a un giorno dalla conclusione dei Giochi per i colori italiani è azzurro tenebra quello che attraversa i piovosi cieli del Canada. Non un lampo azzurro, neppure quello di Arianna Fontana, che nell'ultima sua gara è stata eliminata sui 1.000 metri dello short track nei quarti di finali.
La sua delusione si aggiunge a quella di Enrico Fabris, a sua volta eliminato ingloriosamente nell'inseguimento a squadre, a quella del fondo, a quella dello sci.
Oggi la 30 chilometro di fondo femminile, con Marianna Longa, e lo slalom speciale, con Giuliano Razzoli, potrebbero riservare sorprese positive, ma ci vuole ben altro per risollevare il clima della squadra azzurra.
Non a caso il presidente del Coni, Gianni Petrucci, per la serata di Vancouver (quando in Italia sarà notte fonda) ha convocato una conferenza stampa per fare il punto della situazione. Traccerà un bilancio olimpico per forza di cose negativo e richiamerà ciascuno alle proprie responsabilità. È vero che lo sport non è una scienza esatta, è vero che vincere una medaglia olimpica è difficilissimo, Ma è vero anche che non si può passare dai trionfi di Torino ai tonfi di Vancouver. Lo sport è parte non secondaria dell'immagine dell'Italia nel mondo, e per forza di cose la trasferta canadese comporterà conseguenze. Tra gli atleti e tra i tecnici.
Se l'Italia non vede l'ora di tornare a casa, il Canada non vede l'ora che arrivi domenica per assistere alla finale di hockey che tutto il Paese desiderava, Canada-Stati Uniti. I canadesi si sono imposti a fatica sulla Slovacchia per 3-2, gli americani con facilità sulla Finlandia per 6-1. Sarà sfida vera, degno di un western d'annata, 'hockey Corral'.
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