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Fragalà, notte di attesa al Civico

Tutti compatti nella saletta della seconda rianimazione dell'ospedale i familiari dell'avvocato

Palermo. La notte scende su Enzo Fragalà e sui suoi cari, che attendono quello che per tutti sarebbe un dolce, meraviglioso miracolo. Le sue condizioni non sono cambiate: né migliorate, né peggiorate. “E’ stabile”, dicono i medici nell’ultimo bollettino. Aggiungendo che “solo il fatto di poter leggere un bollettino medico, è già qualcosa di importante”. Non è una dichiarazione di ottimismo, solo una considerazione.
Ai familiari non rimane altro che aspettare, come stanno facendo da ieri sera, da quando la loro vita è cambiata, e non sarà mai più la stessa. Dal sole tiepido di una giornata di febbraio si sono spostati, dopo che una leggera pioggia è comparsa e il freddo si è iniziato a fare sentire, in una saletta della seconda rianimazione del Civico: tutti uniti, tutti compatti, come una famiglia allargata. Silvana Friscia, la moglie dell’avvocato Fragalà, è quella più “coccolata”, insieme alla figlia Marzia, circondata dagli amici, che non la lasciano mai sola. Parlano fitto fitto con una suora, che cerca di consolarle in qualche modo. Ad un certo punto tutti si raccolgono in un momento di preghiera, a cui partecipano tutti. E’ un momento bello, toccante, quasi pacificatore, e molto personale. I parenti di altri pazienti prima li guardano come se fossero dei marziani, poi però capiscono e si uniscono anche loro, in maniera discreta e silenziosa. “Sarà una lunga notte”, dicono i “ragazzi” di Fragalà. L’attesa li terrà svegli. Come la speranza.

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