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Sicilia, povertà a livelli record

In Sicilia il 30% degli abitanti vive in stato di necessità e il tasso di disoccupazione è doppio rispetto alla media nazionale. Raffa (Cisl-Fnp Sicilia): “Serve una lotta agli sprechi, dando contributi non a pioggia”

Palermo. Il Centro-Sud d’Italia non sta affatto bene e la Sicilia, tra le regioni meridionali, è quella messa peggio. Il Pil è tornato ai livelli del 2000, con un calo del 4,9% rispetto ad un tasso di crescita che – dal 2001 al 2008 –  è stato pari soltanto al 5% e sempre al di sotto della media nazionale uguale al 7,5%. Dati, questi, che sono stati resi noti oggi a Roma nel corso del seminario “Sos Mezzogiorno” e che emergono da una ricerca condotta dal Dipartimento Lavoro e Mezzogiorno della Cisl. È emergenza sociale, dunque, soprattutto in Sicilia dove la produzione è ferma, il 30% degli abitanti vive in povertà assoluta e il tasso di disoccupazione giovanile e femminile è di circa il 22%, quasi il doppio della media nazionale. Ne abbiamo parlato con Carmelo Raffa, segretario generale Cisl-Fnp Sicilia. 
Il Pil è regredito ai livelli del 2000. Da cosa dipende questa condizione di retrocessione?
“La retrocessione del Sud e della Sicilia in particolare, dipende dal fatto che lo sviluppo si è fermato e che la produttività è pari a zero. Stando alla situazione di ora, non si intravedono possibilità di recuperare. Mentre, infatti, la condizione nazionale segue e dipende dalla crisi del momento, quella del meridione è più profonda, di tipo strutturale”.


Ci sono dei settori da considerare più in crisi degli altri?
“Gli effetti di una crisi di questo genere si riversano su tutte le componenti, soprattutto sul lavoro e sulla produzione. La Sicilia, però, ha una particolarità: da un lato la crisi è dovuta al numero sempre inferiore di risorse disponibili, dall’altro è da considerare legata anche a delle scelte politiche sbagliate. I servizi sociali, ad esempio, in Sicilia stanno subendo una caduta verticale. Al contrario del resto di Italia, dove alcune regioni hanno anche raggiunto l’eccellenza, da noi l’integrazione socio sanitaria non è decollata. Manca un vero supporto politico a chi è in crisi”.

Ne consegue che la Sicilia è la regione che soffre di più?
“La Sicilia è la regione nella condizione peggiore. Viene seguita dalla Calabria, che rimane comunque un territorio decisamente più piccolo”.

In termini economici e percentuali, la Sicilia quanto sta perdendo?
“La Sicilia è la regione d’Italia con il più alto tasso di povertà assoluta. Il 30 percento dei siciliani, un terzo dunque della popolazione isolana, vive questa condizione, che inevitabilmente comporta anche un’esclusione dalla società, l’impossibilità per queste persone di avere accesso alla cittadinanza. Altra nota dolente è la disoccupazione giovanile e femminile, che ha raggiunto livelli doppi rispetto a quelli nazionali essendo a circa il 22%”.

Cosa bisogna fare per risollevare le sorti di questa condizione?
“Occorre una nuova politica di governo della Regione Siciliana. Una strategia che metta in pista tutte le parti e posizioni interessate. Una vera lotta agli sprechi e alla povertà, dando dei contributi non a pioggia come accade adesso, ma a cui corrispondano dei reali posti di lavoro sul mercato. In Sicilia si sta desertificando quel poco d’industria che c’era, basta pensare alla Fiat, all’Italtel o ai Cantieri Navali”.

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