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Il Palermo a Roma come uno studente bocciato

“Guardi, mi spiace. Lei ha studiato, si vede, ed è anche discretamente preparato, ma purtroppo non è sufficiente per superare l'esame. Torni al prossimo appello”. Quanti di noi che abbiamo frequentato l'università non ricordiamo di esserci sentiti dire almeno una volta questa frase?
Ebbene, sabato sera all'Olimpico di Roma, una commissione formata da undici docenti vestiti di giallorosso (giocatori che hanno affrontato – e superato – quell'esame sui campi di tutta Europa) l'hanno detta metaforicamente ai giocatori del Palermo, che sono stati così bocciati all'esame di “Champions League 1”. E' stata una sconfitta amara, troppo severa e per questo difficile da digerire. Un po' diversa da quella di Bari, perché arrivata dopo una prestazione coraggiosa e convincente (e in questo si vedeva che il Palermo aveva “studiato”) ma carente proprio in quell'aspetto mentale e psicologico che è indispensabile per fare il salto di qualità ed aspirare a diventare una “grande”. In buona sostanza, anche a Roma come in Puglia, il Palermo ha fatto di tutto per farsi del male e per regalare la partita agli avversari: palle gol sprecate in quantità industriale (lo stesso Ranieri ha ammesso dopo la gara “hanno tirato troppo nella nostra porta”) e reti gratuite donate come presenti natalizi. Se con questa ricetta perdi contro la matricola Bari, figuriamoci se puoi salvarti contro una Roma imbottita di fuoriclasse, in salute fisica e mentale e lanciata all'inseguimento dell'Inter. Ma se contro i galletti il Palermo l'aveva iniziata male, recuperata e poi ripersa, contro la Roma ha giocato per 50 minuti assolutamente alla pari, salvo poi crollare davanti ai propri errori e al cinismo di avversari molto più abituati del Palermo a gestire questo tipo di partite. E quando regali almeno due gol (assurdo il secondo!) non hai nessuna speranza di vincere contro questi mostri.
Mi è piaciuta molto la metafora di Delio Rossi alla fine della partita. “Quando sono arrivato qui sapevo che uno dei problemi di questa squadra era la gestione delle partite in trasferta – ha detto il grande tecnico rosanero – e quindi ci sto lavorando. Ma purtroppo dare la giusta mentalità ai giocatori non è facile come soffiare l'aria dentro un palloncino”. In realtà sabato sera il Palermo ha pagato oltremodo la sua scarsa attitudine a concretizzare la gran mole di gioco prodotta. Cassani e Balzaretti hanno fatto il loro dovere in fase di spinta, e Liverani ha avuto a tratti una regia entusiasmante, tenendo alta la squadra e costringendo la Roma negli ultimi trenta metri. Ma l'imprecisione di Cavani e Miccoli (ancora una volta troppo nervoso) e l'evanescenza di Bresciano e Simplicio (un lusso schierare contro la Roma il solo Migliaccio in interdizione) ha vanificato gli sforzi rosanero. Aggiungete la serata-horror di Bovo (fin qui impeccabile) e la “bocciatura” all'esame è servita. Ranieri invece ha azzeccato tutto, compreso l'inserimento di Brighi che da pedina di rimpiazzo si è trasformato in match-winner, approfittando proprio della mancanza di “impatto” fisico del centrocampo rosanero.
Questo tipo di partite le puoi giocare in due modi: o con il proverbiale “1-10” facendo le barricate e sperando di strappare lo 0-0, oppure giocandotela a viso aperto. Ma se la giochi così devi buttarla dentro appena puoi, se no paghi dazio pesante. Tra due settimane a Torino, contro la Juve di Zac, i rosanero avranno un'altra chance per mettere alla prova la loro “preparazione da Champions”. In mezzo la gara con la Lazio, i cui significati (reconditi e non) è inutile citare. La cosa veramente importante ora è che tutti (soprattutto i tifosi) allentino la pressione sulla squadra e sul tecnico. Non è importante andare in Champions League a tutti i costi, ma che Rossi abbia il tempo e la possibilità di lavorare con calma e serenità per costruire (nel tempo lungo) una squadra vincente. Già sabato sera leggevo commenti non proprio lucidissimi di alcuni tifosi alle dichiarazioni di Zamparini sui siti specializzati. Non è così che si aiuta la squadra a diventare grande. Nello sport (come nella vita) la smania di arrivare porta solo a schiantarsi contro un muro. Occorre pazienza, calma, perseveranza e soprattutto tanta tanta umiltà. Tutte doti che a Delio Rossi non mancano. Bisogna insomma volare basso e prendere con gioia ciò che viene. Chiudo con un aneddoto simpatico: nella conferenza stampa dopo-gara, un giornalista norvegese ha fatto una domanda su Riise a Ranieri. Ovviamente il dialogo è stato fatto tutto in inglese, con il perfetto Chelsea-style del tecnico romano. Beh, che dirvi, per qualche minuto è sembrato anche a me di essere un giornalista in Champions League.

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