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Fiat, Berlusconi: salvare i posti di lavoro

Telefonta fra il premier e il presidente Montezemolo. In ribasso l’ipotesi degli incentivi solo auto, si punta a più settori

Roma. Silvio Berlusconi garantisce che il governo farà di tutto per salvaguardare i posti di lavoro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. E fa il punto con il ministro Scajola sul tema degli incentivi.
È invece di ieri una telefonata con Luca Cordero Di Montezemolo per chiarirsi e spiegare le rispettive posizioni. Ma soprattutto per evitare che la tensioni fra governo e Lingotto superino il livello di guardia. Il premier, al termine della conferenza stampa in cui aveva affrontato il nodo Fiat (dando una risposta che da molti è stata interpretata come la prova del braccio di ferro fra Torino e Roma) ha alzato la cornetta per chiamare il presidente della Fiat.
Colloquio che viene ricostruito con dovizia di particolari da fonti bene informate. "Avvocato, non ho ancora avuto modo di parlare con i miei collaboratori, ma che succede?", ha esordito Berlusconi.
"Caro Silvio, noi siamo molto sereni", ha premesso Montezemolo. "Quella di rinnovare gli incentivi - ha aggiunto - è una valutazione che spetta esclusivamente al governo e noi ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà che avete: sappiamo che le risorse sono poche e le pressioni tante; e se il governo dovesse decidere di non rinnovare gli incentivi non vi preoccupate abbiamo fatto i conti e sappiamo che ce la facciamo senza eccessivi problemi".
Berlusconi si è limitato ad ascoltare e quando l'interlocutore ha terminato, ha detto: "Ho capito, grazie Luca. Ora mi informo sulla situazione. Sentiamoci per qualsiasi novità". Una conversazione definita da entrambe le parti "cortese" e nel "pieno rispetto dei ruoli".
I contatti non si sono esauriti qui. Il giorno dopo, Montezemolo ha ribadito la posizione del Lingotto sia al ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
E sempre l'atteggiamento da tenere verso la Fiat è stato al centro del faccia a faccia fra Berlusconi e Scajola. Nello studio di  palazzo Grazioli, il Cavaliere ha posto innanzitutto una questione: e cioé se gli incentivi debbano essere concessi al solo settore automobilistico o anche ad altri comparti. Il ministro dello Sviluppo Economico ha fatto notare come gli aiuti all'auto siano strettamente connessi a quelli per i settori delle moto e delle auto a basse emissioni, come quelle a Gpl.
Dall'altro ha ricordato al premier che lo stesso Lingotto non è interessato ad aiuti per soli 4-6 mesi, periodo massimo consentito dall'attuale situazione delle casse pubbliche.
Altro problema sul tavolo è quello di stabilire che tipo di formula usare: se dare cioé un contributo diretto o agire tramite la leva fiscale. Questione non da poco visto che sfruttando questo secondo strumento il peso sulle casse pubbliche potrebbe essere posticipato all'anno successivo.
La riunione non sarebbe stata risolutiva. È vero che, almeno stando alle indiscrezioni trapelate, l'ipotesi di aiuti al solo settore dell'auto sarebbe stata accantonata. Anche perché ritenuta inutile proprio dal Lingotto. Il governo, dunque, sembrerebbe orientato ad offrire gli incentivi (il cui ammontare si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro) a diversi settori, che vanno dagli elettrodomestici ai mobili. Ivi incluso quello delle auto. Ma una decisione definitiva non è ancora stata presa.

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