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Ticket sanitario, in Sicilia la metà delle famiglie non lo paga

L'esenzione dovuta all'indicatore Isee che nell'Isola è richiesto dal 55% della popolazione

Palermo. Questa nostra Sicilia è oramai una terra di assistiti! Sarebbe bene che qualcuno cominciasse ad interrogarsi seriamente sulla opportunità di certe scelte e principalmente sulla loro sostenibilità, in termini di impatto sulle casse pubbliche. Una ulteriore conferma di questo andazzo la fornisce il sistema Isee. L'indicatore Isee non dovrebbe risultare incomprensibile ai più, dal momento che più della metà dei siciliani se ne avvale. Isee è stato introdotto nel nostro ordinamento circa dieci anni fa, allo scopo di individuare criteri omogenei di valutazione della situazione economica di coloro che richiedono prestazioni sociali o assistenziali. Le principali prestazioni erogate sulla base dell'Isee sono infatti la Social card, gli assegni per nuclei familiari con almeno tre figli minori, l'assegno di maternità per le madri prive di altra garanzia assicurativa, la fornitura gratuita dei libri di testo, le tariffe sociali per la fornitura di energia elettrica, i servizi socio-sanitari domiciliari, l'esenzione ticket sanitari (ad es. Regione Sicilia).
In prima battuta, quindi, la «popolazione Isee» non dovrebbe essere identificata con le famiglie in condizione di bisogno economico. L'indicatore Isee ha comunque una forte valenza segnaletica. Non a caso gli italiani interessati sono circa 14 milioni, corrispondenti a quasi un quarto dell'intera popolazione residente nel nostro Paese. Ma è proprio a questo punto che l'indicatore Isee denuncia fortissime ed incomprensibili differenze territoriali. Se infatti 24 famiglie italiane su cento richiedono l'attribuzione dell'indicatore Isee, risulta a dir poco patologico che in Sicilia si balzi invece al 55% delle famiglie, quando peraltro il dato nel resto del Mezzogiorno non arriva neanche al 40%. Ed è ancora più incomprensibile come l'indicatore Isee venga richiesto dal 63% dei cittadini di Caltanissetta o dal 61% degli agrigentini. Tra le cause di queste distorsioni la principale riguarda l'introduzione in Sicilia dell'indicatore Isee per l'esenzione dal ticket sanitario. Scelta questa fatta in Italia solo da due regioni: Sicilia e Veneto; ovviamente con effetti assai diversi.
D'altra parte che i conti non tornino è confermato da qualche semplice raffronto. Il valore medio Isee delle province siciliane (55%) non è in alcun modo paragonabile con il 38% di città come Catanzaro o addirittura con il 30% di Benevento o con le altre regioni meridionali. È possibile dunque che anche in questo caso sia prevalsa una linea politica di «apparente» aiuto e sostegno alle famiglie bisognose. Diciamo apparente perché le attestazioni Isee, tutte rigorosamente frutto di autocertificazioni, interessano un milione di famiglie siciliane, con 2,5 milioni di componenti! Certi strumenti andrebbero valutati con maggiore attenzione, specie quando si considera che la Sicilia parte da un livello di redditi ufficiali e di pensioni molto basso. Non tenere conto di questo, alla fine, non è un aiuto alle famiglie realmente bisognose; al contrario rischia di risultare un modo occulto e forse inconsapevole per dare meno proprio a chi ha bisogno di più.

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