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Fiat, spuntano 7 acquirenti

Oltre a Cimino avanzano proposte per lo stabilimento di Termini Imerese anche il gruppo Rossignolo e un produttore cinese di auto. No di Lombardo all’ipotesi Ikea

Roma. Torna il sereno sul caso Fiat. Dopo il gelo scatenato dall'annuncio del Lingotto di mandare in cassa integrazione i trentamila lavoratori del settore auto, il governo, l'azienda e i sindacati riaprono il dialogo per trovare una soluzione condivisa e compatibile con il mantenimento di produzione e occupazione nello stabilimento di Termini Imerese, destinato altrimenti a chiudere dalla fine del 2011. E, sul tavolo che si è tenuto al ministero dello Sviluppo economico, rimbalzano sette ipotesi relative ad altrettante manifestazioni di interesse per lo stabilimento siciliano.
"Abbiamo riannodato le fila per una collaborazione" tra tutte le parti, e "questa riannodata fiducia dei rapporti tiene presente la volontà che cresca la produzione Fiat in Italia in modo sensibile, con la tenuta dei livelli occupazionali", ha commentato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, al termine dell'incontro. Dove ha anche annunciato l'esistenza di sette proposte giunte al governo per mantenere in vita il sito produttivo di Termini.
Tra i progetti in campo, ci sarebbe sempre quello del fondo Cape del finanziere Simone Cimino, di un'azienda cinese che produce auto e dell'imprenditore Gian Mario Rossignolo.
Scajola ha ottenuto l'impegno della Fiat a una "partecipazione attiva nella ricerca delle soluzioni", anche alla luce della netta opposizione della regione Sicilia a valutare ipotesi diverse dall'auto. "Non abbiamo alcuna intenzione di concedere autorizzazioni per la grande distribuzione. Nessuno pensi di metterci Auchan", ha avvertito il governatore Raffaele Lombardo, dopo che erano circolate indiscrezioni anche sull'interesse di Ikea.
Convocato un nuovo tavolo tecnico su Termini per il prossimo 5 febbraio. Nel frattempo i metalmeccanici confermano lo sciopero in tutti gli stabilimenti Fiat del 3 febbraio.

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