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Sempre la stessa storia

Sui precari siamo alle solite. Prima bisogna garantire loro lo stipendio. Poi, se c'è, si pensa anche al lavoro. Una storia che si ripete senza interruzioni da anni con risultati catastrofici sui bilanci delle amministrazioni pubbliche. L'ultima conferma è recentissima. La Regione ha acquistato dal Comune la società Spo il cui principale «asset» è rappresentato da 3.300 pip. Un esercito di precari ai quali non si sa bene che cosa far fare. Non sarebbe logico prima sapere quale lavoro c’è da fare, quali professionalità e quante persone occorrono? L'unica cosa che conta, invece, è la busta paga e la speranza di essere, prima o poi, stabilizzati. Il resto è assolutamente indifferente.
Certo conosciamo l'obiezione: questa situazione è frutto di sciagurate scelte del passato. Ormai ci sono migliaia di persone che da anni vivono in un limbo cui occorre dare risposte. Tutto vero. Tutto giusto. Solo una domanda: non esiste una via alternativa allo spreco delle risorse pubbliche? Qualcuno si è mai chiesto per esempio se, per caso, tante migliaia di lsu non finiscano per alimentare il mercato nero del lavoro. Di mattina a scaldare la sedia in una struttura pubblica per poche centinaia di euro al mese. Il pomeriggio a lavorare per davvero presso uffici o aziende private o in proprio.

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