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Il sofferto anniversario di Obama

Barack Obama non è stato fortunato: sognava di celebrare il primo anniversario del suo insediamento alla Casa Bianca con il varo della grande riforma sanitaria, invece si trova a gestire - quasi in prima persona - le operazioni di soccorso per uno dei peggiori disastri naturali della storia. Come Bush dovette, dopo pochi mesi di presidenza, affrontare l'11 settembre, così il suo successore si è trovato a fronteggiare, impegnando il suo prestigio, una catastrofe di proporzioni immani in un Paese che è sempre stato una specie di protettorato dell'America, inviando soldati, navi, aerei e una valanga di aiuti, senza peraltro che finora lo sforzo dia i risultati sperati. Il risultato è che un nuovo, impegnativo e costoso impegno è venuto ad aggiungersi a una agenda già straripante di problemi, che in soli dodici mesi ha portato a un calo della popolarità del presidente dal 69 al 50%. Quello che, in Europa, molti considerano ancora l'uomo della provvidenza, sta cioè perdendo progressivamente la fiducia degli americani, che - a torto o a ragione - lo accusano di non avere fatto seguire i fatti alle parole. Durante la campagna elettorale, e nei primi mesi della sua presidenza, Obama aveva suscitato entusiasmi e speranze quali gli americani non conoscevano da molto tempo: dopo dodici mesi, quegli stessi elettori che gli avevano assicurato il trionfo sono delusi al punto che si dà ormai per certo un grande ritorno dei repubblicani nelle elezioni legislative di metà mandato e non si esclude neppure che il partito del presidente possa perdere, per la prima volta in mezzo secolo, il seggio senatoriale del Massachusetts lasciato vuoto da Ted Kennedy.
Nessuno nega che Obama abbia ottenuto alcuni successi, purtroppo soltanto parziali: ha rilanciato l'immagine dell'America nel mondo, gravemente compromessa dalla presidenza Bush, ma non è riuscito in quel riavvicinamento al mondo islamico sul quale aveva tanto puntato; ha arginato la crisi economica, ma al prezzo di una deriva statalista che molti americani non hanno apprezzato e di un deficit di bilancio appena sotto il 12% ; sta per portare a casa la famosa riforma sanitaria che era il suo obbiettivo primario, ma solo al prezzo di una serie di compromessi con il Congresso che l'hanno reso meno incisiva e ancora più costosa di quanto si temesse; ha, dopo molte esitazioni, formulato una strategia per l'Afghanistan che, se (ma è un se grande come una casa) accompagnata da una maggiore collaborazione da parte del Pakistan, potrebbe portare a una stabilizzazione del Paese entro due o tre anni.
Ma, rispetto alle aspettative, Obama ha mostrato anche una certa mancanza di leadership, una allarmante tendenza a rimandare i problemi più spinosi e una quasi maniacale ricerca della popolarità che cominciano ad avere ricadute negative. Per evitare di sporcarsi le mani, ha lasciato troppo spazio al partito della spesa nella scrittura delle leggi, tanto che - volente o nolente - presto sarà costretto ad aumentare le tasse. Tuttavia, nonostante un impegno finanziario senza precedenti in tempo di pace, non è riuscito a far molto contro la disoccupazione, che continua ad aumentare anche ora che il PIL ha ripreso lentamente a salire. Soprattutto, sembra avere - almeno in un primo tempo - sottovalutato la minaccia terroristica, con il ripudio dei metodi di interrogazione praticati sotto Bush, la promessa di chiudere Guantanamo e altre misure distensive: dopo il fallito attentato all'aereo Amsterdam-Detroit, è corso precipitosamente ai ripari, ma troppo tardi per evitare che l'elettorato abbia preso a rimpiangere il più duro approccio repubblicano.
Le delusioni più forti sono arrivate dalla politica estera: la politica della mano tesa verso l'Iran non ha prodotto alcun risultato, nessun progresso è stato realizzato nel conflitto israeliano-palestinese, la Cina non ha ceduto di un pollice su rivalutazione dello yuan e rispetto dei diritti umani, la Corea del Nord continua a sfidare l'America con il suo riarmo nucleare, il tanto proclamato multilateralismo ha avuto finora assai poche applicazioni pratiche e nella lotta al riscaldamento del pianeta Washington è rimasta su posizioni ambigue. Nel suo discorso inaugurale, Obama disse che con la sua presidenza, sarebbe cominciata una fase in cui "i mali del pianeta sarebbero stati avviati a guarigione". A un anno di distanza, non se ne vede ancora traccia.

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