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I piani della mafia contro giudici, politici e giornalisti

Una lettera anonima avrebbe svelato un progetto per colpire Grasso e il cronista Lirio Abbate

Cosa nostra si preparava a uccidere l'ex sindaco di Gela Rosario Crocetta, ora parlamentare europeo del Pd, e una cugina del gup di Caltanissetta, Giovanbattista Tona, scambiata dai boss per la sorella del magistrato. Il piano è stato sventato dalla squadra mobile di Caltanissetta e dal commissariato di Gela. Determinante per le indagini è stata la lettera di un detenuto che ha avvertito gli inquirenti del progetto.
E nelle ultime ore è venuta fuori un’altra lettera, questa volta anonima, sulla quale indaga la magistratura, e che avrebbe svelato un progetto per colpire il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e il giornalista dell'Espresso Lirio Abbate.
Le cosche avrebbero previsto l'utilizzo di una grossa quantità di esplosivo nascosto a Caltanissetta. Il progetto stragista sarebbe stato ideato dai boss di Palermo e della provincia di Trapani, territorio dominato da Matteo Messina Denaro, latitante da venti anni schierato a fianco dei corleonesi.
Cinque i mafiosi ai quali è stata notificata, in carcere, la misura della custodia cautelare per il progetto dell’omicidio di Crocetta. Mentre altri 4, sempre detenuti, sono stati denunciati.   L'indagine si è avvalsa anche delle rivelazioni di un pentito, Crocifisso Smorta, che apparteneva allo stesso clan mafioso che aveva emesso la sentenza di morte contro Crocetta e contro quella che credevano la sorella di Tona.
Nella missiva inviata dal carcere il detenuto ha raccontato alla polizia che uno dei personaggi coinvolti, Emanuele Argenti, gli aveva detto di riferire a un altro esponente mafioso che "la cosa" poteva essere fatta a partire dal 20 gennaio 2010.    L'ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta, è da lungo tempo nel mirino della mafia, per il suo impegno contro racket e usura e per l'azione di trasparenza portata avanti negli appalti di opere pubbliche e nelle forniture comunali. Già nel 2003 la Stidda aveva deciso di ucciderlo, assoldando un killer lituano. Nel 2006, altra condanna a morte, stavolta di Cosa Nostra. Crocetta aveva licenziato la moglie del capomafia Daniele Emmanuello da dipendente del Comune e aveva respinto la domanda per le case popolari presentata dai genitori. Affronti, questi, che il boss, ucciso poi durante uno scontro a fuoco con la polizia, non gli perdonò mai. Anche nel 2009 fu sventato un piano per uccidere Crocetta. Le armi erano state fatte arrivare da Busto Arsizio, dove vive una folta colonia di gelesi.    La vendetta trasversale contro il giudice Giovanbattista Tona, invece, sarebbe stata decisa dalle cosche gelesi perché il magistrato sta celebrando un processo contro il gruppo di fuoco del clan Emmanuello. Al gup, che da anni si occupa di processi di mafia, è stata potenziata la scorta.

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