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“Il branco nasconde la fragilità dei nostri giovani”

L’analisi dello psichiatra Daniele La Barbera: questi adolescenti hanno una forte debolezza, il gruppo permette di soddisfare il bisogno di trasgressione e di onnipotenza

Palermo. Prendersela col coetaneo più debole, rubare, vandalizzare. Atti di violenza  minorile che negli ultimi anni sembrano essere aumentati in forma esponenziale. Tre ragazzi oggi sono stati rapinati a Palermo da una baby gang formata da otto  coetanei. Ma risalgono a qualche giorno fa gli atti di vandalismo in una scuola  della città. Rabbia, noia, cosa porta a scatenare tutta questa violenza?  “Sicuramente la mancanza di un legame di appartenenza”, spiega Daniele La  Barbera, direttore dell'Unità operativa di Psichiatria, psicologia clinica e  riabilitazione psichiatrica del Policlinico universitario "Paolo Giaccone" di  Palermo.
“Si tratta di un fenomeno tipico del mondo occidentale - spiega –, dove sta avvenendo una precocizzazione dell’età dei comportamenti violenti  esplicati nella  dimensione del branco. La nostra società è mutata velocemente  in un arco di tempo brevissimo, il gap generazionale è aumentato notevolmente,  da qui si sono instaurate delle dinamiche sociali complesse“.  Un forte spaesamento, insomma, dove la mancanza di una presenza familiare  capace di dare affetto e fornire quei modelli essenziali alla formazione  intellettiva e comportamentale di un adolescente sembra giocare il suo ruolo. “Tanto che – spiega La Barbera - i modelli di riferimento adesso sono costituiti dai pari. La formazione avviene fuori dalle agenzie educative: ovvero attraverso internet, la televisione, i coetanei. E dunque se il coetaneo  è un bravo ragazzo che studia e fa sport tanto di guadagnato, viceversa per il contrario”.
Far parte di una baby gang “consente di nascondere gli effetti più  fragili di un individuo – continua La Barbera - che spesso  da solo non sarebbe  in grado di compiere determinati gesti. Spesso questi adolescenti hanno una  forte debolezza, tuttavia il ‘branco’ gli permette di soddisfare il proprio  bisogno di trasgressione, di onnipotenza, tipici dell’età. Si sentono adulti e  si creano un’identità fittizia”. Rigore e nello stesso tempo opportunità,  apertura, comprensione è secondo La Barbera la risposta giusta a questi  comportamenti, e da parte del genitore “la cui presenza deve avere un alto  valore qualitativo, e della scuola attraverso strategie che coinvolgano il  giovane”.

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