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La fine della guerra sempre più lontana

“Quando dalla diplomazia che fallisce si è costretti, malgrado tutto, a passare la parola alle armi che provocano lutti, distruzioni e altro odio”

Il presidente Obama, nel discorso ai vertici della sicurezza, è stato particolarmente duro nel puntare il dito contro l'inefficienza degli servizi d'intelligence che non hanno saputo prevenire il fallito attentato terroristico di Natale sul volo D, da Amsterdam a Detroit. È stato fedele alle previsioni nel fare una chiara e dettagliata autocritica sulla organizzazione della sicurezza nazionale e delle falle verificatesi nel sistema di prevenzione.
La domanda rimasta senza risposta è stata quella di come il nigeriano Ulmar Farouk Abdulmutallab abbia potuto salire a bordo, con l'esplosivo, malgrado il suo nome comparisse nella memoria del computer dell'intelligence statunitense. Il ministro dell'interno, Janet Napoletano, il consigliere per la sicurezza nazionale, Jim Jones, il capo della CIA, Leon Panetta e il capo dei servizi segreti, Tennis C. Blair, malgrado non abbiano saputo fornire giustificazioni valide, sono rimasti, per il momento,al loro posto ma la condanna, senza mezzi termini, del loro operato è stata chiara e lascia capire che in futuro non saranno più tollerati insuccessi, incomprensioni, gelosie e deficienze nel flusso informativo tra le varie agenzie.
Dobbiamo anche riconoscere che Obama ha dimostrato saggezza e lungimiranza nel non voler colpire, in modo indiscriminato, i funzionari responsabili, smorzando così i toni della critica e della facile polemica, restituendo sicurezza e tranquillità agli americani. "Chi non ha mai sbagliato scagli la prima pietra", sembra abbia voluto dire; l'Europa e la Russia non sono in grado di farlo. Ogni mondo è paese ma nel nostro, probabilmente, le cose sarebbero andate diversamente. Il Presidente ha poi attirato,di nuovo, l'attenzione sul pericolo di Al-Qaeda che ha esteso le ramificazione del terrore nello Yemen e in Somalia. Un'area strategicamente importante, a sud dell’Arabia Saudita, che affaccia sul golfo di Aden, dove transitano il numero maggiore di petroliere e dove i pirati, legati al terrorismo, attaccano le navi occidentali. L'intervento americano in Afghanistan contro i Talebani e Al-Qaeda, è opportuno ricordarlo, è stato il principale impegno assunto con gli elettori durante tutta la campagna elettorale per la presidenza. Nella capitale yemenita, Sana'A, le ambasciate degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia avevano chiuso, momentaneamente, i battenti per motivi di sicurezza per riaprire, dopo qualche giorno, quando venne diffusa la notizia, non confermata, dell'uccisione di uno dei capi di Al- Qaeda.
Tutto lasciava supporre che l'attacco americano potesse essere prossimo perché il Paese era ed è in balia della corruzione, delle lotte intestine tra il sud, il nord e dalla crescente minaccia terroristica non saputa o potuta arginare da un governo sull'orlo del fallimento. La prudenza dell'amministrazione Obama però ha evitato di aprire un altro e più pericoloso fronte che avrebbe distratto, dal teatro Afghano ,le poche forze disponibili per concentrarle sul nuovo obiettivo,contravvenendo così al "principio della massa". Un terzo fronte (oltre quello Iracheno e Afghano) sarebbe stato un grossolano errore oltre che militare anche politico che avrebbe minato, ancora di più, il consenso degli americani verso il loro presidente. Il Flop della sicurezza e dell'intelligence,nel periodo natalizio, ha comunque provocato un inasprimento delle misure di sicurezza negli aeroporti, non solo americani ma anche europei, con un notevole dispendio di risorse finanziarie per dotare gli scali aerei di sofisticati scanner in condizione di passare, ai raggi X, qualsiasi viaggiatore per gli Stati Uniti, Israele e per l'Europa. I disagi e i tempi di attesa, ai varchi, per i controlli, indubbiamente, non incoraggiano e non favoriscono il viaggiare in aereo e quindi l'industria del turismo e il mondo degli affari. Il terrorismo, almeno in questo, ha guadagnato un punto a suo favore. Il timore inoltre di subire nuovi attentati serpeggia nel vecchio e nel nuovo continente mentre Bin Laden, con il suo stato maggiore, sono "uccelli di bosco"lungo tutto il confine tra il Pachistan e l'Afganistan. È un dato di fatto, certamente non positivo per i servizi d'intelligence, lo sceicco del terrore dopo ben nove anni dal quel tragico giorno dell'attentato alle torri gemelle non è stato assicurato alla giustizia e il terrorismo non è stato sconfitto.
La fiducia in una favorevole conclusione della guerra in atto, che ha già mietuto tante vittime, si affievolisce sempre di più. Una pace giusta merita anche una guerra per giusta causa, con mezzi giusti, purché sia vinta con giustizia. Non è un gioco di parole ma è la realtà quando dalla diplomazia che fallisce si è costretti, malgrado tutto, a passare la parola alle armi che provocano lutti, distruzioni e altro odio.
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