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Reggio Calabria, la bomba un messaggio della ‘Ndrangheta

Il ministro Alfano: "Andare avanti con il pieno appoggio del governo". Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso: "L’ordigno, anche se rudimentale e certo non piazzato per uccidere, ha di sicuro ottenuto l'effetto voluto"

La ‘Ndrangheta alza il tiro e punta direttamente ad intimidire i magistrati. Nello specifico quelli della Procura generale di Reggio Calabria per l'impegno profuso in materia di sequestri patrimoniali. L'interpretazione di magistrati e forze dell'ordine è univoca: la bomba ad alto potenziale di fabbricazione artigianale fatta esplodere poco prima delle 5 di ieri mattina contro il portone di ingresso agli uffici della Procura generale reggina è un attacco diretto della 'Ndrangheta. Un episodio che ha provocato lo "sdegno" del ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il ministro della Giustizia ha inoltre invitato il procuratore generale e tutti gli uomini del suo ufficio ad andare avanti contando nel costante appoggio del governo. Per fare il punto sulla situazione, il 7 gennaio, arriverà a Reggio il ministro dell'Interno Roberto Maroni che presiederà una riunione straordinaria dei vertici delle forze dell'ordine .
L’ordigno viene considerato un avvertimento per il nuovo corso avviato dalla Procura generale, dopo l'arrivo, nel dicembre scorso, del nuovo procuratore, Salvatore Di Landro, e di nuovi magistrati quali l'avvocato generale dello Stato, Francesco Scuderi, e del sostituto Franco Mollace, impegnato per anni nella lotta alla 'ndrangheta dal fortino della Dda reggina.
Una tesi che trova riscontro nelle parole dello stesso Di Landro. “È un attentato diretto agli uffici della procura generale” ha detto.

I carabinieri del comando provinciale di Reggio, che conducono l'inchiesta che sarà trasferita alla Procura di Catanzaro competente ad indagare su fatti riguardanti i magistrati del distretto di Reggio Calabria, hanno in mano il filmato della videosorveglianza. Dalle immagini si vedono due uomini con indosso il casco da motociclista arrivare a bordo di un ciclomotore vicino al portone della Procura generale, da cui si accede anche agli uffici del giudice di pace, posto in via Cimino, nel palazzo del Tribunale che si affaccia su piazza Castello. L'esplosione ha comunque danneggiato in maniera seria il portone.
Per il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, anche se sono prematuri i tempi per giungere a conclusioni investigative, con "la bomba anche se rudimentale e certo non piazzata per uccidere, gli attentatori hanno certamente ottenuto l'effetto che volevano".

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