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Obama: "L'ombra di Al Qaida nell'attentato sul volo Delta"

Il presidente degli Stati Uniti attacca la cellula terroristica: "Chiunque sia coinvolto ne pagherà le conseguenze"

Il presidente Usa Barack Obama ha attribuito alla branca yemenita di Al Qaida la responsabilità di aver armato e addestrato il fallito attentatore del volo Amsterdam-DetroitObama ha parlato dalle Hawaii, dove si trova in vacanza, nel suo discorso radiotelevisivo settimanale. Riferendosi al giovane nigeriano arrestato, Umar Faruk Abdulmutallab, il presidente ha detto: "Noi sappiamo che veniva dallo Yemen, un paese in preda a una grande povertà e a insurrezioni sanguinose. Risulta che abbia aderito a una branca affiliata ad Al Qaida e che questo gruppo della penisola araba l'abbia addestrato, equipaggiato con gli esplosivi e diretto per l'attacco a questo aereo in rotta verso l'America".
Fino ad ora le autorità americane non avevano accusato pubblicamente Al Qaida di essere responsabile del fallito attacco contro l'aereo della Northwest, dicendo solo che il giovane nigeriano sembrava avere un "legame" con il gruppo terrorista. Tutte le persone coinvolte nel fallito attentato al volo Amsterdam-Detroit "saranno tenute a risponderne", ha detto il presidente Usa Barack Obama nel suo discorso settimanale.   ''Ho fatto del rafforzamento della nostra partnership con il governo dello Yemen una priorita': addestramento e equipaggiamento delle loro forze di sicurezza, condivisione delle informazioni e lavoro con loro per colpire i terroristi di Al Qaida'' ha detto Obama nel testo pubblicato sul sito dalla Casa Bianca. ''Cosi' anche prima del giorno di Natale abbiamo visto i risultati - ha proseguito il presidente - Campi di addestramento sono stati colpiti, leader eliminati, complotti sventati. E tutti coloro coinvolti nel tentato atto di terrorismo di Natale devono saperlo: anche voi sarete tenuti a risponderne''.   In apertura del suo discorso il presidente aveva affrontato la questione delle ''responsabilita' di cui rendere conto'' anche sul fronte della sicurezza interna e delle agenzie di essa responsabili. ''Faro' ogni cosa in mio potere - ha detto - per garantire che i nostri laboriosi uomini e donne dei servizi di informazione, delle forze di polizia e delle strutture di sicurezza interna abbiano gli strumenti e le risorse delle quali hanno bisogno per mantenere l'America sicura. Questo include garantire che queste strutture (e le persone che vi lavorano) si coordinino efficacemente e che ognuna sia tenuta a rispondere a ogni livello''.    Dopo giorni di bufera sulla sicurezza, Obama stringe i tempi avviando una fase di chiarimento interno che potrebbe concludersi con qualche decapitazione eccellente. Gia' martedi' si terra' alla Casa Bianca un vertice antiterrorismo, al quale Obama partecipera' dopo aver esaminato il rapporto preliminare sugli ''errori umani e sistemici'' legati al fallito attentato di Natale.   ''Martedi' - afferma il presidente - incontrero' personalmente i responsabili delle agenzie per un aggiornamento della capacita' di rilevamento delle minacce e delle misure di sicurezza ampliate, in vigore dopo l'incidente di Natale''. Che il clima si sia fatto pesante, emerge anche dall'ultimo briefing della Casa Bianca alle Hawaii. Il presidente, ha ammesso un alto funzionario dell'amministrazione, pretende da tutti standard altissimi e in questa fase sta chiedendo rendiconti precisi. Come dire che se riterra' opportuno fare alcune scelte,anche dolorose, non guardera' in faccia a nessuno. Secondo la stampa Usa tra i risultati preliminari dell' inchiesta ordinata da Obama, spiccano gia' alcuni punti dolenti: le agenzie di intelligence Usa continuano a non scambiarsi le informazioni sul terrorismo, le liste 'nere' non sono aggiornate e i controlli agli aeroporti sono obsoleti.   Due sono le teste di primo piano che rischiano di saltare gia' nei prossimi giorni: quella della ministra della sicurezza interna Janet Napolitano e quella del Direttore Nazionale per l'Intelligence (Dni), Dennis Blair, considerato il responsabile del mancato coordinamento tra le diverse agenzie, come Cia e Nsa (che dipende dal Pentagono). Del resto la sua figura e' stata creata appositamente dopo l'11 settembre per evitare il ripetersi di attacchi come quello contro le Torri Gemelle e il Pentagono. Consapevole di essere nell'occhio del ciclone, Blair ha tentato una timida difesa, facendo pero' un clamoroso autogol: in una lettera inviata alle famiglie degli agenti segreti, ha scritto che proprio il mancato attentato di Natale, ad opera di un giovane invasato ma inesperto e non di un terrorista di lungo corso, dimostra le difficolta' in cui si trova Al Qaida. Tesi che rischia di peggiorare la sua situazione, visto che l'intelligence di cui lui e' uno dei responsabili non e' riuscita a fermare nemmeno questo neofita, che solo per un pelo non ha provocato una strage.   Intanto, dalle indagini emergono nuovi particolari. Umar Faruk Abdulmutallab fece una ultima e drammatica telefonata al padre che questi trovo' cosi' allarmante da indurlo ad informare alti funzionari del governo nigeriano che lo accompagnarono direttamente dal capo locale della Cia. Durante quella telefonata lo stesso giovane disse che sarebbe stata l'ultima. La chiamata era stata fatta dallo Yemen. Umar avrebbe detto al padre che la gente con cui lui stava, avrebbe distrutto la Sim del suo cellulare rendendo il telefonino inutilizzabile. Infine il Washington Post rivela che sempre Umar incontro' in Yemen anche Anwar al Awlaki, l'imam radicale legato anche al maggiore Nidal Hasan, lo psichiatra stragista della sparatoria di Fort Hood.   Era iniziato in Ghana e non in Nigeria il viaggio verso Detroit di Umar Faruk Abdulmutallab, il giovane che il giorno di Natale ha cercato di far saltare in aria un aereo della compagnia americana Delta partito da Amsterdam. E' quanto hanno reso noto le autorita' nigeriane stando alle quali, secondo la BBC online, il mancato kamikaze era restato all'aeroporto di Lagos solo una trentina di minuti prima di imbarcarsi sul volo che lo ha poi portato a Amsterdam.   Inizialmente si pensava che il suo viaggio fosse iniziato in Nigeria, il suo paese di origine. Anche le autorita' del Ghana hanno confermato che il giovane era effettivamente partito da Accra ma sostengono che Abdulmutallab ha fatto una sosta di almeno tre ore all'aeroporto di Lagos. Un portavoce del governo del Ghana ha accusato la Nigeria di voler passare la patata bollente al suo paese mentre proseguono le indagini per individuare con precisione le falle nei sistemi di sicurezza che hanno consentito al giovane di salire sul volo Delta con un potente esplosivo nascosto nelle mutande.

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